Abstract:
Cesana, oggi piccolo borgo della Valbelluna sulla riva sinistra del Piave, fu un tempo sede di un’importante contea signorile al confine tra le diocesi di Ceneda (oggi Vittorio Veneto), a cui appartiene, e Belluno-Feltre. La chiesa medievale di San Bernardo, l’antica cappella gentilizia dei conti di Cesana, rappresenta l’unica testimonianza integralmente conservatasi di questo glorioso passato: si tratta di un monumento poco studiato e quasi sconosciuto alla maggioranza della critica. Restaurata nel primo dopoguerra da Francesco Maria Vergerio, ultimo discendente della famiglia che per secoli resse il feudo di Cesana, negli anni Settanta furono ritrovati all’interno alcuni lacerti di un ciclo pittorico che soltanto negli anni Duemila è stato possibile riportare alla luce grazie ad una massiva campagna di restauri. Questo lavoro intende dunque affrontare nel dettaglio innanzitutto la storia della contea e dei signori di Cesana, focalizzandosi in particolare sulla costituzione della consorteria nobiliare e sui rapporti intercorsi con le altre signorie della Marca Trevigiana e del bellunese (i Da Camino, i Da Romano e i Collalto) e in seguito con la Serenissima, con la quale i conti mantennero sempre rapporti ottimali basati sul reciproco aiuto e rispetto degli equilibri di potere garantendo il continuo rifornimento di legname e materie prime attraverso il Piave in cambio della propria autonomia giurisdizionale. L’attenzione si sposterà poi sulla chiesa di San Bernardo di cui si indagheranno inizialmente diversi aspetti come la sua fondazione, le prime attestazioni e i mutamenti strutturali che ha subito nel corso dei secoli. Il cuore del discorso sarà incentrato sul ciclo pittorico di cui ancora manca un’effettiva ed esaustiva trattazione scientifica: in merito si considereranno diversi aspetti quali le varie fasi e stratificazioni pittoriche, la loro successione cronologica e le differenze tra le maestranze operanti. Amplio spazio sarà dedicato soprattutto all’analisi del motivo a rotae che decora il manto della duecentesca Madonna col Bambino, decorazione di cui si cercherà di tracciarne la presenza in altri cicli pittorici del trevigiano come indice della circolazione al tempo nel territorio di tessuti preziosi di provenienza orientale tramite Venezia. Molta importanza sarà attribuita alla seconda fase ‘giottesca’ del ciclo pittorico, emergente nell’Annunciazione dell’antico presbiterio ed evidente poi anche nella restante decorazione, che arricchisce ulteriormente il panorama della pittura giottesca tra feltrino e bellunese fino ad oggi limitato a sporadiche presenze in primis il santuario dei Santi Vittore e Corona. Si porranno dei confronti con altre opere realizzate da maestranze giottesche o ‘postgiottesche’ al servizio delle più illustri casate feudali della Marca, ovvero i cicli di San Salvatore presso il castello dei Collalto e di Vigo di Cadore e Soligo di committenza caminese, entro cui dunque è possibile contestualizzare il caso di Cesana. Infine si prenderà in esame la planimetria dell’edificio in cui l’architetto Andrea Bona, curatore del restauro, ha ravvisato la presenza di un modulo costruttivo ad quadratum di matrice cistercense giustificabile dall’intitolazione bernardiana e dall’attiva presenza lungo il bacino del Piave di monaci cistercensi impegnati in opere di bonifica provenienti dalla vicina abazia di Follina.