Abstract:
Opera dedicata al neonato pubblico di curieux, il Cabinet si contraddistingue per un’inedita attenzione nei confronti dell’arte incisoria. Se, da un lato, aspetti innovativi quali i cataloghi di stampe e la raccolta sistematica di monogrammi hanno, in tempi recenti, richiamato l’attenzione degli studi, dall’altro giace quasi del tutto inesplorato l’interesse di Florent Le Comte per la storia dell’incisione. Ponendosi alla fine di un secolo che aveva visto il proliferare dei ricorsi alla letteratura artistica italiana, l’autore si affida alle varie traduzioni della Vita di Marcantonio Bolognese confluite all’interno delle opere di André Felibién, Pierre Monier e Pierre Daret. Il lavoro si propone pertanto di indagare il rapporto dell’autore con la trattatistica precedente: a tal fine si esamineranno i criteri secondo i quali ciascun autore, mosso da specifiche esigenze teoriche, non solo ha tradotto il testo vasariano, ma ha anche impiegato altre fonti, come le Vite del Baglione e quelle di Bellori, per aggiornare la storia dell’arte incisoria narrata da Vasari; quindi, si evidenzieranno gli apporti originali di Le Comte rispetto agli antecedenti francesi. Infine, si indagherà la ricezione dell’opera in ambito italiano.