Abstract:
Una volta effettuate una ricognizione degli studi e la descrizione delle modifiche subite dagli affreschi, dall’architettura, nonché rintracciate le diverse destinazioni d’uso della sala capitolare di Santa Maria Novella nel tempo (cap. I e II), il lavoro, attraverso la ricerca d’archivio e quella iconologica, prosegue con l’individuazione e l’analisi delle funzioni della sala fiorentina nel periodo della seconda metà del Trecento, e con la ricostruzione dell’originario aspetto.
Succedono delle osservazioni relative la processione del Corpus Domini, con particolare attenzione al ri-orientamento del percorso liturgico (cap. III); esse permettono di definire la composizione del pubblico degli affreschi e gettano le basi per l’interpretazione delle pitture, attuata principalmente attraverso il confronto con altre opere d’arte, con l’individuazione di nuovi possibili testi mediatori e con la contestualizzazione del convento nella città di Firenze (cap. IV e V).
Dall’indagine emerge la funzione della sala capitolare quale laboratorio per l’edificazione del cittadino virtuoso, nonché quale spazio per la propaganda domenicana. Quest’ultima, entro l’ambiente preso in esame, è concentrata sulla celebrazione dell’Ordine come costitutore di Firenze città celeste. La stessa civitas di cui L'Ordine ridisegna gli antichi confini, includendosi, attraverso la processione citata. Così, la sala capitolare insieme ai suoi affreschi si può considerare come dei luoghi della "politica dell’evidenza" fiorentina, di questa i domenicani sembrano aver adottato i meccanismi per legittimare, piuttosto che semplicemente celebrare, la complessa figura di san Tommaso.