Abstract:
Il manoscritto del Laozi su bambù custodito presso l’Università di Pechino, indicato nelle fonti cinesi col nome di Hanjianben 漢簡本 (lett. edizione su bambù di epoca Han), si configura come l’ultimo dei testimoni antichi venuti alla luce negli scorsi decenni dopo quelli su seta di Mawangdui 馬王堆 (1973) e su bambù di Guodian 郭店 (1993). Si tratta di un manoscritto di epoca Han Occidentale (206 a.e.c. – 9 e.c.), datato generalmente al periodo di regno dell’imperatore Wu 武 (156 – 87 a.e.c), proveniente verosimilmente da uno scavo archeologico clandestino e acquistato dall’Università di Pechino nel 2009. A differenza dei manoscritti di Mawangdui e Guodian, tuttavia, il manoscritto dell’Università Pechino ha ricevuto scarsa attenzione da parte del mondo accademico occidentale, anche a causa del sospetto di contraffazione di cui il manoscritto è stato inizialmente tacciato, un sospetto strettamente legato alla sua provenienza da scavi clandestini. L’ipotesi della contraffazione è stata definitivamente smentita da recenti studi che dimostrano l’antichità del reperto e dunque il suo valore ai fini della ricostruzione della trasmissione dell’opera nei millenni.
Attraverso un lavoro di trascrizione completa del manoscritto e di collazione pericope per pericope con altri importanti testimoni dell’opera sia manoscritti sia a stampa, nonché attraverso un raffronto con le citazioni disseminate nella letteratura recepta, il presente elaborato mira all’individuazione e allo studio delle varianti sia formali sia sostanziali contenute.