Abstract:
In armonia con le indicazioni dell’Unione Europea sull’integrazione socio-economica dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale anche attraverso l’inclusione lavorativa degli stessi, il sistema di seconda accoglienza italiano vede tra le proprie priorità anche quella di avviare per i beneficiari accolti un percorso di familiarizzazione con il mercato del lavoro locale. Per queste persone, difatti, il lavoro si profila spesso sin dai primi mesi di permanenza in Italia come una metà da raggiungere con urgenza: il motivo è da rintracciare non solo nel legame a doppio filo che intercorre tra il contratto di lavoro e il permesso di soggiorno (nell’eventualità che non sia più possibile rinnovare la propria richiesta o titolarità di protezione internazionale), ma anche e soprattutto dalla progettualità delle persone stesse. Il potenziale di autorealizzazione personale ed emancipazione economica che i beneficiari dell’accoglienza intravedono nel lavoro, infatti, diviene spesso il motore principale nella loro attivazione a conoscere e interagire con il territorio che li ospita. L’attività lavorativa, inoltre, si rivela un laboratorio di apprendimento non solo professionale ma anche interpersonale, interculturale e, non ultimo, linguistico. Nell’ottica di un’inclusione sociale che trascenda la mera ubicazione geografica in Italia, la motivazione a divenire lavoratori e a emanciparsi dall’accoglienza risulta, in sintesi, essere nella maggior parte dei casi più forte di quella del semplice apprendimento dell’italiano o della conoscenza di una cultura diversa dalla propria. Concentrandosi sulle possibilità offerte nell’ambito dell’accoglienza dalla Rete SAI e sui tentativi di avvicinare i beneficiari al mercato del lavoro attuati dai singoli progetti, emerge senz’altro il ricorso ai tirocini formativi; il Progetto Fontego del Comune di Venezia, in particolare, ne attiva decine all’anno collaborando con una serie di aziende locali.
Obiettivo del presente elaborato, dunque, è di verificare se i tirocini attivati nel contesto della seconda accoglienza veneziana costituiscano un canale fondamentale, se non il principale, per un primo contatto con l’attività lavorativa, sondando al contempo quanto lo strumento del tirocinio formativo attivato dalla Rete SAI sia utile a un’effettiva integrazione lavorativa che vada oltre l’esperienza del tirocinio stesso, vuoi per la sua valenza formativa vuoi per la possibilità di concretizzare un vero e proprio contratto di lavoro. Partendo da un vaglio dei documenti prodotti dall’UE in materia di integrazione dei cittadini di Paesi terzi e passando per un’analisi della legiferazione nazionale in materia di asilo e integrazione, si arriverà a focalizzarsi sul contesto veneziano per triangolare, attraverso una ricerca qualitativa, visioni e aspettative dei tre attori coinvolti nel tirocinio formativo (operatori della Rete SAI, beneficiari dell’accoglienza e imprenditori locali), appoggiandosi contemporaneamente a una ricerca quantitativa sui dati afferenti i tirocini svolti dal Progetto Fontego nel periodo 2015-2020.