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I beni comuni sono oggi al centro di numerosissimi studi e discussioni in diversi campi: da quello giuridico, passando per quello ambientale, fino a quello economico e politico, interessando infine quello sociologico. Sempre più beni vengono riconosciuti come “comuni”, dato l’interesse collettivo che ruota attorno alla loro gestione ed alla loro tutela. Tra i più recenti beni comuni vi sono le città, «i luoghi dell’abitare umano», la cui rilevanza è andata crescendo contemporaneamente allo sviluppo industriale moderno di stampo neoliberista ed alle conseguenze (negative) che questo ha avuto sulla vita dei cittadini. La disgregazione dei legami sociali, il processo di individualizzazione, la perdita di sé e l’insicurezza permanente sono tutte conseguenze sociali causate dal trentennio neoliberista, alle quali si contrappongono sentimenti di solidarietà e comunità, oltre alla volontà di riappropriazione degli spazi urbani, attraverso il diritto alla città. La rigenerazione delle aree della città deve necessariamente includere i propri abitanti quali “modellatori” del luogo dove trascorrono la propria esistenza e dal quale ne sono al tempo stesso “modellati”. Questa pretesa di inclusione, di riscrittura e rilettura dello spazio urbano adattato a chi maggiormente lo vive, può trovare chiara espressione nel fenomeno della street art, nata dalle periferie isolate in contrasto con i curati centri cittadini. Potremmo considerare gli street artist come semplici artisti, ma sono molto di più: essi incarnano lo spirito del diritto alla città, attirano l’attenzione degli apatici passanti abituali suscitando in loro curiosità, danno uno strappo alla monotonia ed al grigiore dei palazzi e rendono espliciti i sentimenti attraverso le loro opere. L’idea di redigere una tesi su questo argomento è diretta conseguenza della mia esperienza professionale, oltre che personale, presso l’associazione Art Flood di Rovigo in cui ho avuto l’onore di espletare il mio tirocinio formativo. La parte conclusiva della trattazione riguarderà l’aspetto prettamente pratico dello stage vissuto, contenente le interviste alla presidente dell’associazione Melania Ruggini, agli artisti, ai rappresentanti delle pubbliche amministrazioni coinvolte nel Festival itinerante Deltarte ed in generale di coloro che hanno partecipato e collaborato nei laboratori di Deltarte-Accademy (indirizzati ai più giovani). L’esposizione del progetto, effettuata attraverso un analisi qualitativa, oltre a spiegarne il contesto territoriale e sociale in cui questo si radica, vuole sottolineare il valore aggiunto che l’esperienza sta apportando al luogo di riferimento, senza tralasciarne gli aspetti negativi riscontrati. La conclusione di questa trattazione vuole essere un monito, indirizzato alle amministrazioni pubbliche dell’intero territorio polesano, che le induca ad adoperarsi per modificare in profondità molti aspetti dello stesso attraverso la previsione di un progetto di rigenerazione non solamente urbana, ma territoriale, in cui inserire, tra le tante anche l’associazione Art Flood. |
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