Abstract:
L'atto comunicativo che si verifica nel contesto di cura presenta alcune caratteristiche peculiari e alcuni nodi problematici. Le complessità e i difetti di comunicazione scaturiscono da molteplici condizioni: il riduzionismo biomedico che confina l’individuo nella sua dimensione corporea; lo spirito istituzionale che, spesso, anima gli incaricati della cura e li scoraggia a uscire dai protocolli; la distanza che insiste fra le persone coinvolte nel processo terapeutico; la mancata partecipazione del paziente a tale processo. Il problema della traduzione emerge fin dal principio - nell'incontro fra medico e paziente - in quanto il messaggio, che “parla” del corpo del paziente tramite le categorie biomediche di salute e malattia, viene veicolato attraverso la parola e giunge infine al medico attraversando un imprescindibile processo ermeneutico. Una situazione analoga si presenta nel messaggio che a partire dal medico giunge al paziente, nonostante in questo scambio sia rintracciabile, in aggiunta, un codice spesso di difficile decifrazione che deve essere decodificato e compreso dal paziente. All'interno di una ricerca più ampia e generale, ho deciso di esplorare tre ambiti specifici, in cui la comunicazione medico-paziente risulta particolarmente complessa: il primo ambito ad essere da me esplorato, è quello dei bambini con malattie rare. I genitori, le madri in particolare, affinano le loro capacità comunicative. Esse si fanno mediatrici intersemiotiche - traducendo dal segno, dal sintomo, da un'intuizione, alla parola - spesso acquisendo un repertorio linguistico specifico al fine di consegnare nelle mani del medico una descrizione quanto più efficace possibile. I gruppi di supporto fra persone con malattie "invisibili" o che sono di difficile trattamento, come la cefalea a grappolo, l’artite psoriasica, la nevralgia del pudendo, rappresentano una ulteriore area di indagine che ha interessato il lavoro di campo.Il terzo ambito da me esplorato è la farmacia dell'isola della Giudecca, in cui il farmacista assume un particolare ruolo nella comunicazione di cura. La volontà di dare un risvolto pratico ai risultati della ricerca, in un'ottica non estrattivista, scaturisce dalla necessità di restituire al paziente il diritto alla partecipazione e alla comunicazione evidenziando come l'incontro nell'ambito di cura, e la comunicazione che avviene al suo interno, sia di importanza fondamentale nel determinare la qualità di vita del paziente.