Abstract:
Il Giappone è un Paese quasi del tutto privo di materie prime, tuttavia esso è strettamente dipendente dai combustibili fossili quali gas, carbone e petrolio per il proprio approvvigionamento energetico, che devono pertanto essere importati dall’estero. A partire dal XIX secolo, lo sviluppo economico è cominciato a dipendere proprio dai combustibili fossili, dando origine alla cosiddetta “società del carbonio”. Tuttavia, tale sfruttamento, oltre a rischiare di esaurire le risorse naturali, ha provocato il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici. Al contempo, tra il 2007-8 il mondo è stato investito da una crisi di tale portata, che ha reso necessario il reperimento di altri mezzi per superarla rispetto a quelli utilizzati fino ad allora. Di conseguenza, per la prima volta le parole “green” e “decoupling” sono state utilizzate come mezzi per fronteggiare una crisi globale, cercando di accompagnare la ripresa economica alla creazione di una società a basse emissioni di carbonio.
Il presente elaborato prende in esame due principali momenti critici che il Giappone ha recentemente affrontato – la crisi economica del 2007-8 e l’incidente di Fukushima del 2011 – analizzando le politiche ambientali ed energetiche messe in campo dal Governo come contromisure e il dibattito interno al Paese su modelli di crescita verde. L’elaborato si propone di dimostrare che il Giappone non può continuare a dipendere dai combustibili fossili, valutando se “green economy” e “sviluppo sostenibile” possano permettere al Paese di superare le proprie vulnerabilità e diventare una nazione autosufficiente.