Abstract:
Oggi più che mai, i brand sono diventanti endorser dell’opinione pubblica; i consumatori, in piena crisi di credibilità verso il capitalismo e le forze governative, ripongono fiducia nei marchi. L’ultima ricerca di Edelman dimostra infatti che i consumatori sono sempre più sospettosi, con il 57% dei rispondenti che afferma di essere deluso dalla gestione del sistema pubblico nel suo complesso.
Le aziende non sono più chiamate a generare solo profitto, generare posti di lavoro, produrre beni e servizi, ma a prendere parte attivamente alle questioni più importanti della società, pronte ad impegnarsi e a prodigarsi per il conseguimento del bene comune.
L’elaborato si propone di studiare il nuovo ruolo che le aziende sono chiamate a rivestire, passando da un paradigma guidato dal semplice profitto ad uno che mette al centro la creazione di valore non solo per il consumatore, ma soprattutto per la società all’interno della quale l’impresa si trova ad operare.
L’obiettivo della tesi è quello di indagare l’effetto che l’attivismo del marchio ha nei confronti delle nuove generazioni, in particolar modo Millennials e Generazione Z e della loro valutazione di tali attività ai fini della costruzione della reputazione dei brand.
Il quesito a cui si intende andare a rispondere è il seguente: “Comunicare il proprio attivismo socio-politico alle nuove generazioni, in particolare Millennials e Generazione Z, rappresenta un driver nella costruzione della reputazione per i brand?”. Numerose ricerche dimostrano che tali coorti generazionali si caratterizzano per una forte propensione all'attivismo, il quale diventa al tempo stesso uno elemento determinante nella scelta dei propri brand di fiducia. Attraverso la presentazione del caso Nike e la somministrazione di un questionario, si cercherà di indagare su tale tema e di verificare se realmente il brand activism rappresenta uno dei driver principali nelle scelte d'acquisto delle generazioni più giovani.