Abstract:
Nell’ambito della disciplina delle Relazioni Internazionali la collocazione di uno Stato nella gerarchia del potere è rappresentata dalla combinazione tra la forza potenziale (la somma tra risorse militari, economiche e morali) e il potenziale di mobilitazione. Proprio a seconda del coefficiente di potenza a sua disposizione, lo Stato dispone di diversi margini di manovra per rispondere alle pressioni esogene. Seguendo questa logica, sono gli attori più fragili a subire le conseguenze più significative delle pressioni esogene. In un mondo visto come anarchico, in cui la rivalità e il conflitti sono inevitabili, gli Stati devono provvedere per la propria sicurezza e riescono ad ottenerla in misura direttamente proporzionale alla potenza di cui dispongono. Essere “Stato Piccolo” o debole vuol dire subire la condizione di estrema esposizione internazionale data l’insufficienza di risorse per attuate politiche competitive contro altre unità. In questo modo, le Piccole Potenze sono Stati che hanno una modestissima influenza sul piano internazionale, con una limitata possibilità di intervento, quasi senza la capacità di influenzare, subendo in maniera passiva le conseguenze delle pressioni che arrivano dall’ambiente esterno. Tenendo conto delle limitate risorse di potere, limitati diventano anche gli obiettivi e spesso una Piccola Potenza si concentra sulla sola sopravvivenza concentrandosi sullo sviluppo economico, rimanendo spettatori sul palcoscenico internazionale.
La letteratura ha collocato il Qatar nella gerarchia internazionale del potere come “piccola potenza” ovvero nel gruppo di Stati, maggioritario nel sistema internazionale, il quale subisce in maniera passiva l’influenza dell’ambiente esterno più delle medie e grandi potenze.
Tradizionalmente la letteratura scientifica afferma che le Piccole Potenze sono destinate a restare attori passivi sullo scenario internazionale, ma le ultime tendenze mostrano come, negli ultimi anni, queste piccole potenze iniziano ad essere più attive e a ritagliarsi uno spazio sulla scena internazionale. Queste nuove tendenze spingono la letteratura a rivalutare la propria posizione riguardante la loro passività. Un esempio, in questo senso è dato dal Qatar – da sempre considerato dalla letteratura come piccola potenza ma che negli ultimi anni si sta dimostrando un paese dinamico e attivo, pronto a combattere per ritagliarsi uno spazio di influenza sul rango internazione.
Nello scenario internazionale Qatar si sta comportando in maniera diversa rispetto a quanto si aspetterebbe da una “Piccola Potenza” nella misura in cui:
a) persegue obiettivi ben più ampi della mera sopravvivenza e benessere economico;
b) cerca di ritagliarsi margini di influenza regionali;
c) persegue obiettivi che non hanno solo natura materiale (sicurezza, investimenti, ecc.), ma anche natura immateriale (rango, posizionamento, branding, ecc.).
In questo modo, Qatar assume una posizione da “protagonista” contraddicendo in maniera chiara la letteratura delle Piccole Potenze.
Si arriva cosi all’ipotesi di ricerca e si tenta di dimostrare come Qatar riesce a ritagliarsi uno spazio “da protagonista” nello scenario internazionale, comportandosi in una maniera diversa rispetto a quanto si potrebbe aspettare dal una “Piccola Potenza”.
Una volta affermato il ruolo di “protagonista” a livello internazionale, ci si chiede come tale affermazione sul rango internazionale possa influenzare le relazioni bilaterali economiche e politiche con l’Italia.
Utilizzando la letteratura delle “Piccole Potenze” e optando per un approccio “misto” – tenendo conto sia delle definizioni qualitative sia qualitative, è possibile chiarire la posizione del Qatar all’interno dello schiacciare internazionale.