Abstract:
In seguito alla traumatica dissoluzione dell’Unione Sovietica, il discorso eurasista si è riaffermato come narrativa funzionale alla nostalgia della grandezza imperiale, nonché alla diminuita influenza geopolitica della Russia. Esso riverberò non soltanto nella sfera politica, bensì anche nella letteratura popolare, nello specifico in opere utopico-fantascientifiche per un pubblico di massa. Gli studiosi, a tal proposito, parlano di “politically conservative utopian or science fiction”. D’altro canto, opere di maggiore levatura intellettuale si presentano come distopie, rivolte contro queste stesse visioni politiche conservatrici e neo-eurasiste, che ne rivelano il possibile sviluppo indesiderabile, o del tutto catastrofico.
L’obiettivo di questo elaborato è determinare se sia possibile parlare di una letteratura ‘neo-eurasista’ e, sul versante opposto ‘anti-eurasista’. L’analisi prenderà in considerazione quattro romanzi tra i più rappresentativi, valutandone le implicazioni ideologiche. Per quanto riguarda la letteratura ‘neo-eurasista’, si tratta di Delo žadnogo varvara (2000) di Chol’m van Zajčik, Ukus Angela (1999) di Pavel Krusanov e Marusja. Talisman bessmertija di Polina Vološina, primo volume del progetto letterario Etnogenez (2009-2015). Sul versante opposto, Den’ opričnika (2006) di Vladimir Sorokin funge da esempio di distopia 'anti-eurasista'.