Guerre ottiche e armi percettive. Riflessioni sulle negoziazioni del visibile nei teatri di guerra contemporanei.

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dc.contributor.advisor Baldacci, Cristina it_IT
dc.contributor.author Via, Rachele <1995> it_IT
dc.date.accessioned 2022-02-22 it_IT
dc.date.accessioned 2022-06-22T07:53:07Z
dc.date.issued 2022-03-15 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/20894
dc.description.abstract Partendo dalla riflessione di Paul Virilio secondo la quale la storia delle battaglie deve essere intesa come la metamorfosi dei loro campi di percezione, questa tesi riflette sulle relazioni che legano l’utilizzo di dispositivi ottici con l’evoluzione della condotta della guerra nel corso dell’ultimo secolo. Dopo un’introduzione teorica, i capitoli in cui si svolge la tesi prendono in esame le implicazioni visive veicolate da alcuni di questi dispositivi di visualizzazione bellica: il regime di sorveglianza sempre più ubiquo dello sguardo dall’alto, il regime scopico del drone e la riconfigurazione dell’esperienza sensibile permessa dai visori a realtà aumentata. Ritenendo che ognuno di essi -in quanto dispositivo socio-tecnico- negozi sempre le sue condizioni di visibilità tra ciò che mostra e ciò che nasconde, questa tesi sostiene che tale processo sia intrinsecamente dipendente dagli scopi operativi e militari che permettono all’immagine di prendere forma. Inoltre è in questa sede evidenziato come la progressiva tecnologizzazione della guerra abbia coinciso con una sua “de-realizzazione”, promossa dal primato dell'immagine sull’oggetto, la quale offre una guerra come pura esibizione visiva, “depurata” dalla violenza che necessariamente infligge. Ogni capitolo è stato accompagnato dall’analisi di opere -in ordine di trattazione- di Trevor Paglen, Omer Fast e Hito Steyerl. Alunni dell’artista Harun Farocki, la cui poetica è ampiamente indagata nel primo capitolo, questi artisti hanno ereditato dal maestro la militanza artistica, l’attitudine investigativa e l’attenzione alle dinamiche di potere che si celano dietro ad ogni sguardo. L’arte è stata individuata come uno spazio politico capace, come insegna Farocki, di “cercare un significato sommerso dell’immagine”, spogliandola dalla sua contraffazione ideologica. Attraverso diversi espedienti estetici, i lavori scelti in questa sede vengono individuati come tentativi di contro-invisibilità ai processi di anestetizzazione visiva (e dunque cognitiva) dello spettatore occidentale che caratterizza la conduzione delle guerre contemporanee. it_IT
dc.language.iso it it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Rachele Via, 2022 it_IT
dc.title Guerre ottiche e armi percettive. Riflessioni sulle negoziazioni del visibile nei teatri di guerra contemporanei. it_IT
dc.title.alternative Guerre ottiche e armi percettive. Riflessioni sulle negoziazioni del visibile nei teatri di guerra contemporanei it_IT
dc.type Master's Degree Thesis it_IT
dc.degree.name Storia delle arti e conservazione dei beni artistici it_IT
dc.degree.level Laurea magistrale it_IT
dc.degree.grantor Scuola in Conservazione e Produzione dei Beni Culturali it_IT
dc.description.academicyear 2020/2021 - sessione straordinaria - 7 marzo 2022 it_IT
dc.rights.accessrights closedAccess it_IT
dc.thesis.matricno 974645 it_IT
dc.subject.miur L-ART/03 STORIA DELL'ARTE CONTEMPORANEA it_IT
dc.description.note it_IT
dc.degree.discipline it_IT
dc.contributor.co-advisor it_IT
dc.date.embargoend 10000-01-01
dc.provenance.upload Rachele Via (974645@stud.unive.it), 2022-02-22 it_IT
dc.provenance.plagiarycheck Cristina Baldacci (cristina.baldacci@unive.it), 2022-03-07 it_IT


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