Abstract:
La lingua dei segni non è solo per le persone sorde, ma per tutti coloro che, indipendentemente dal loro status uditivo, intendono conoscerla ed entrare in contatto con una nuova realtà linguistica e culturale; ma anche per quanti la utilizzano come CAA in ambito riabilitativo ed educativo, nel caso delle disabilità comunicative.
Partendo da questa convinzione, il presente lavoro è incentrato su un progetto che ha visto l’impiego di segni della Lingua dei Segni Italiana (LIS) in un contesto di disabilità comunicativa, senza disabilità sensoriale associata. Nello specifico, l’idea di questa tesi nasce dal desiderio di offrire una modalità comunicativa alternativa alla lingua vocale ad una bambina autistica di 6;9 anni, che non riesce ad esprimersi a parole; affinché possa esternare soddisfacentemente i propri bisogni ed interessi. All’inizio del percorso, Alice possiede un vocabolario limitato di segni (12), inseriti nel corso della terapia ABA e adattati alle sue capacità articolatorie. Nell’arco di 38 sessioni, la bambina ne acquisisce altri 92, sia in comprensione sia in produzione, per un totale di 104 segni. Inoltre, dai dati raccolti si evidenzia un lieve ma graduale aumento dei suoni prodotti. Analizzando i risultati ottenuti sul piano fonologico e confrontandoli con quelli degli studi sul processo di acquisizione tipica delle lingue dei segni, emergono notevoli somiglianze; a conferma del fatto che la LIS è una lingua naturale dalle molteplici potenzialità.