Abstract:
Negli ultimi anni il concetto di flessibilità del lavoro è diventato protagonista all’interno dei dibattiti politici, economici e sociali.
La flessibilità può essere definita come:
«quei lavori o meglio le occupazioni che richiedono alla persona di adattare l’organizzazione della propria esistenza […] alle esigenze mutevoli della o delle organizzazioni produttive che la occupano o si offrono di occuparla, private o pubbliche che siano. Tali modi di lavorare o di essere occupati impongono alla gran maggioranza di coloro che vi sono esposti per lunghi periodi un rilevante costo umano, poiché sono capaci di modificare o sconvolgere, seppur in varia misura, oltre alle condizioni della prestazione lavorativa, il complesso dell’esistenza personale e familiare»
Si possono distinguere diverse forme di flessibilità, quali (Reyneri, 2005):
• Flessibilità numerica: indica una variazione del numero dei dipendenti in entrata e in uscita ed ha lo scopo di contenere il costo del lavoro per l'Azienda;
• Flessibilità temporale: comporta la variazione dell'orario di lavoro standard sulla base delle esigenze dell'azienda;
• Flessibilità salariale: relativa alla capacità di utilizzare politiche di moderazione salariale a livello nazionale, locale o aziendale;
• Flessibilità organizzativa: si tratta della variazione delle mansioni e dei compiti affidati ai dipendenti e comporta, per tale ragione, investimenti nella formazione dei dipendenti;
• Flessibilità spaziale: si riferisce a diversi luoghi in cui è possibile svolgere il lavoro.
Il presente lavoro si concentra sulla flessibilità di tipo temporale che può realizzarsi attraverso un’ampia varietà di contratti di lavoro atipici. Tra questi, il terzo capitolo prende in esame i contratti a tempo parziale, il lavoro intermittente ed il lavoro ripartito. Prima di procedere con l’analisi di queste tipologie di contratti, si è esposta la disciplina normativa, la quale è stata caratterizzata da una profonda revisione e dalla tendenza a favorire forme di lavoro non standard, passando in rassegna le principali riforme, quali quella relativa al Pacchetto Treu, la Riforma Biagi, la Riforma Fornero e il Jobs Act. Infine, nell’ultimo capitolo, è stato preso in analisi il Terzo Settore, all’interno del quale si è verificata l’incidenza di tale tipologia di contratti prima in generale per l’Italia e poi specificatamente per il Veneto.
1. Luciano Gallino (2008), Il lavoro non è una merce. Contro la flessibilità, Laterza, Roma