Abstract:
Relazionarsi al mondo esterno vuol dire interagire con il diverso da sé. Al confine tra filosofia e psicologia, questo lavoro analizza la questione complessa dell’empatia, a partire dal concetto di Einfühlung che compare per la prima volta in estetica. Il sostantivo, dapprima declinato nelle pagine di Herder nella forma dell’hinein fühlen, «sentire dentro», viene coniato da Robert Vischer per descrivere l’empatia verso le opere d’arte. Nata nella Germania romantica, nella cosiddetta «età d’oro dell’empatia», la nozione trova in Theodor Lipps il suo teorico par excellence.
Lo psicologo tedesco estende l’empatia alla comunicazione interpersonale, anticipando sorprendentemente le più recenti teorie neuroscientifiche sul tema. Se così il concetto di Einfühlung viene accolto dalla psicologia, le neuroscienze offrono oggi una risposta neurobiologica alla quaestio: come si relaziona l’uomo nel mondo? Con l’affascinante scoperta dei neuroni specchio si dimostra l’esistenza di una base fisiologica dell’empatia: l’uomo è biologicamente programmato per empatizzare.
Dalla teoria della simulazione incarnata nell’esperienza estetica si giunge all’implementazione delle attualissime tecnologie di realtà virtuale. È quest’ultima la più recente chiave di lettura sul tema; può offrire il senso di presenza, l’illusione di esserci e l’assunzione di una prospettiva corporea diversa dalla propria. È così che la tecnica dell’incarnazione virtuale realizza virtualmente l’esperienza del «come se».