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La tesi si propone di analizzare la nascita e lo sviluppo di confini e frontiere che, in molti casi, hanno portato all’innalzamento di veri e propri muri, in un contesto, quale quello attuale, di globalizzazione. Di conseguenza, il risultato è una visione politica, economica, culturale e sociale ossimorica. L’obiettivo di questa tesi, dunque, è quello di fornire un’analisi geopolitica sulla situazione di confini e frontiere nel mondo tramite l’approfondimento dei casi più famosi e ignoti, al fine di comprendere i meccanismi economico-politici che spingono un governo a promuovere determinate politiche estere.
L’analisi parte dall’etimologia storico-linguistica del termine “confine”, dalla sua origine greco-latina fino ad arrivare al suo uso moderno nelle varie lingue. Successivamente, si propone un focus sulla definizione di frontiera dal punto di vista del diritto internazionale, partendo dal trattato di Westfalia fino ad arrivare alla Carta delle Nazioni Unite. Da ciò si capisce come nasce - politicamente e successivamente geograficamente - una frontiera e qual è l’iter per il consolidamento e il riconoscimento della stessa. Si è ritenuto utile un approfondimento su alcuni casi di frontiere “ereditarie”, ossia quelle di origine storico-culturale che oggi causano instabilità, tensioni, guerre e violazioni dei diritti umani.
I primi tre casi descrivono situazioni territoriali extraeuropee. Il primo caso riguarda gli accordi Sykes-Picot che hanno tracciato una linea di divisione alquanto arbitraria nei territori del Medio Oriente. Il secondo caso è spesso protagonista dei telegiornali nazionali: stiamo parlando del muro che divide Messico e Stati Uniti. Il terzo caso esamina la situazione della Triplice Frontiera, situata tra Paraguay, Brasile e Argentina, che causa tensioni politiche ed economiche tra i tre paesi e gli Stati Uniti.
I successivi casi riguardano, invece, le frontiere europee. Dalla rotta balcanica si passa al caso dell’isolotto inabitato e sperduto di Rockall, conteso da ben quattro paesi. Vengono presi in esame anche le vicende relative allo Stretto di Gibilterra, che causa tensioni continue tra Regno Unito e Spagna, all’isolotto di Perejil, rivendicato sia dalla Spagna che dal Marocco, e alla cosiddetta “guerra brexit” tra Regno Unito e Francia nelle acque del canale della Manica per i diritti di pesca, divenuti ambigui dopo l’uscita del primo dall’Unione europea.
Successivamente, viene introdotto il concetto di frontiere “invisibili”, ossia quelle che non hanno realtà fisica, ma non per questo sono meno incisive delle altre. Possiamo includere in questo tipo di frontiere quelle aeree, quelle internazionali marittime, quelle immaginarie o arbitrarie. Per comprendere a pieno la differenza tra queste frontiere, vengono approfonditi la linea Kármán, il 10° parallelo, il Mar Cinese, il Caspio, l’Artico e il Monte Bianco.
Tra le frontiere “visibili” ci sono i muri, costruiti per difendere i confini del proprio paese. I muri moderni hanno diverse funzioni: difesa contro il terrorismo, regolazione dei flussi migratori e contenimento dei traffici illegali di ogni genere. Sono sparsi in tutto il mondo, dall’America all’Asia, inclusa anche l’Europa. Vengono approfondite le questioni riguardanti la città portuale del nord della Francia, Calais, dove è stato eretto il “Great Wall”, la costruzione del Muro Marocchino, la Linea di demarcazione militare tra la Corea del Nord e la Corea del Sud, la “green line” a Cipro e la barriera di separazione israeliana.
In questa analisi, sono inclusi anche “casi” frontalieri davvero particolari. Ci riferiamo alle zone extraterritoriali, alle terrae nullius e alle enclave. |
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