Abstract:
Contenuta in «Lilít e altri racconti», la novella «Gli stregoni» narra la dolente avventura di due etnografi inglesi presso i Siriono, una popolazione dell'Amazzonia boliviana di cui Primo Levi ha notizia dallo «Scientific American». I due studiosi, inabili al lavoro manuale, imparano presto l'esecrabile legge degli indigeni: «Tutti i Siriono che sono giudicati inutili […] sono lasciati morire». La testimonianza di Levi – in dialogo onesto e pungente con quella di Jean Améry – fornisce una possibile chiave di lettura del racconto che sotto la veste esotica nasconde chiari riferimenti all'opera del filosofo austriaco. La cupa parabola dei due inglesi collima così con quella dell'intellettuale ad Auschwitz. Se la curiosità antropologica dello scrittore torinese è libresca e se i suoi Siriono appartengono al dominio della narrativa, lo stesso non si può dire per la loro legge. Essa infatti coincide vertiginosamente con uno dei tanti aspetti osservati dall'etnografo Levi nel disumano campo di Auschwitz.