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In questa tesi ci si concentra sulla figura di Giovanni Battista – una tra le più eminenti personalità del Cristianesimo – e, più nello specifico, nella diffusione in area bizantina e nel territorio italiano del ciclo iconografico dedicato alla sua vita. Ricostruire la biografia del Precursore di Cristo è un’impresa ardua: non esiste infatti un testo antico specificamente dedicato alla narrazione della vita giovannea e gli episodi salienti sono desumibili soltanto dai Vangeli canonici, da quelli apocrifi, dai testi agiografici e da alcuni scritti dei Padri della Chiesa. Anche individuare i loca sancta associati al Battista si è rivelato difficoltoso. Accenni approssimativi sono presenti nei vangeli canonici e non, ma non permettono l’esatta localizzazione dei vari siti. Grazie invece alle preziose testimonianze scritte lasciateci dai pellegrini medievali che hanno intrapreso un percorso devozionale in Terrasanta, le campagne archeologiche – svoltesi in situ a partire dal XX secolo – hanno potuto identificare alcune delle località tradizionalmente legate alla figura giovannea. Giovanni godette da subito di una lunga devozione: stando ai racconti evangelici, egli sarebbe divenuto infatti famoso già in vita, mentre andava evangelizzando i popoli di tutta la Terrasanta. La notorietà del Battista sarebbe accresciuta post-mortem, espandendosi nel bacino mediterraneo: il martire diventò così uno dei santi più venerati sia in area bizantina che nei territori occidentali. A Bisanzio, il culto giovanneo riguardava più propriamente il duplice ruolo assunto dal santo, ovvero quello di battezzante del Cristo e suo anticipatore; per tale motivo, ci si appellava al Battista come Prodromos (Precursore). La devozione nei confronti del martire assunse anche una dimensione più privata, come santo protettore di alcuni membri della famiglia imperiale. A Costantinopoli, inoltre, si custodivano le più preziose reliquie giovannee; alcune di esse vennero trafugate e inviate in Occidente dopo la caduta della capitale imperiale durante la Quarta Crociata (1204). Le molteplici testimonianze artistiche giunteci dall’area orientale attestano la grande venerazione che i Bizantini provavano per il Battista. A partire dal VI secolo l’iconografia giovannea orientale venne ampliata e il martire iniziò ad essere ritratto sia come figura isolata, a scopo devozionale, sia inserito in un gruppo, nelle rappresentazioni della Deesis e della Anastasis, ma anche, in taluni casi, come protagonista di una narrazione agiografica. Il ciclo figurativo della vita del Battista iniziò a circolare in area bizantina a partire dall’XI secolo, quando la sua formula iconografica divenne pienamente definita, ottenendo un grande apprezzamento. Testimonianze artistiche precedenti dimostrano che già nella tarda antichità alcuni episodi giovannei venivano inseriti in una più ampia rappresentazione del ciclo cristologico. La presenza di maestranze bizantine in Italia, chiamate a collaborare con le équipes locali nella realizzazione del programma decorativo di alcuni dei più importanti cantieri artistici dell’epoca medievale, permise la diffusione in Occidente del ciclo iconografico giovanneo. Nel contesto italiano, la ricezione di tale soggetto figurativo proveniente da Bisanzio ebbe esiti differenti a seconda della tradizione artistica locale: sono perciò state approfondite – nell’ambito di questa tesi – le Storie della Vita del Battista rappresentate nei battisteri di Parma, Firenze e Venezia – ad oggi le testimonianze più complete del ciclo iconografico dedicato al Precursore – e quelle contenute in altri esempi “minori”, che ripropongono solo alcuni episodi giovannei. Si è cercato, dunque, di individuare in queste raffigurazioni la matrice iconografica bizantina che ha funto da modello, e di capire come questa sia stata recepita dagli artisti locali e rielaborata secondo il linguaggio occidentale. |
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