Abstract:
I problemi con la giustizia in giovane età, le notevoli abilità oratorie e l’apertura all’impiego della violenza in difesa dei propri diritti sono alcuni degli elementi che rendono ancora oggi, a distanza di più di mezzo secolo dalla sua morte, Malcolm X un personaggio iconico.
Malcolm X viene assassinato nel 1965 a soli trentanove anni, nel mezzo di un periodo di grandi cambiamenti personali: dopo aver dedicato dodici anni della sua vita a servizio di Elijah Muhammad e della Nation of Islam, Malcolm X è costretto ad abbandonare l’organizzazione e inizia quindi a sviluppare un pensiero più autonomo e complesso, che lo porta a riconsiderare le sue precedenti idee su politica, religione e razzismo. Riguardo quest’ultimo tema, Malcolm X riflette a lungo nel suo ultimo anno di vita su ciò che significa essere un uomo nero e il funzionamento dei rapporti interraziali non solo all’interno della società americana, ma anche al difuori dei confini nazionali, vale a dire ovunque permane un’oppressione sistemica fondata sulla discriminazione razziale.
Secondo gran parte della letteratura su Malcolm X, sebbene segnali di questo nuovo approccio al concetto di razza fossero già presenti nei suoi discorsi precedenti al 1963 (anno in cui viene sospeso dalla Nation of Islam), ciò che segna una svolta in questa evoluzione ideologica è il soggiorno all’estero che ha occupato gran parte del suo ultimo anno di vita: Malcolm X passa infatti diversi mesi in viaggio lontano dagli Stati Uniti visitando Medio Oriente, Africa ed Europa, dove entra in contatto con nuove realtà religiose, post-coloniali e occidentali che lo spingono a rivedere il messaggio che per anni aveva predicato nel corso dei suoi sermoni.
Troppo spesso Malcolm X viene rappresentato in maniera superficiale come l’antagonista di Martin Luther King e un predicatore di odio e violenza contro “l’uomo bianco”. La sua eredità, tuttavia, è molto più di questo: si trattava di una persona dallo spiccato senso critico e in grado di reinventarsi diverse volte nel corso della sua vita, come testimonia lui stesso in seguito alle sue esperienze estere. L’oggetto di questa tesi sono quindi i viaggi su tre continenti che Malcolm X ha svolto nel 1964, un anno chiave dal punto di vista personale (verrà ucciso l’anno seguente, ma già allora era consapevole che gli alti ranghi della Nation of Islam lo volevano morto) e non solo (si tratta anche dell’anno del Civil Rights Act e di un periodo in piena Guerra Fredda, decolonizzazione di numerosi paesi africani e movimento per i diritti civili negli Stati Uniti). Attraverso un’analisi dell’autobiografia scritta con Alex Haley, dei discorsi, delle interviste e del suo diario di viaggio, in aggiunta a vari studi critici che trattano l’ultima fase della sua vita, questa tesi punta a valutare quanto il pensiero di Malcolm X, e in particolare le sue idee riguardanti il concetto di razza, sia effettivamente evoluto nel momento in cui è entrato in un contesto internazionale.
A questo fine, la tesi segue uno schema cronologico. In apertura viene fornita una panoramica di Malcolm X: la sua vita, il suo pensiero e le sue influenze verranno presentate al fine di apprezzare i cambiamenti successivi alla sua separazione dalla Nation of Islam ad inizio 1964. Seguono poi due capitoli dedicati ai viaggi tra aprile e novembre 1964 in Medio Oriente (dove si converte all’Islam ortodosso, riconoscendo definitivamente le contraddizioni nel credo della Nation of Islam) e Africa (dove si convince della necessità di considerare il problema del razzismo e dei diritti umani in termini internazionali e in maniera interconnessa). Alla fine, una discussione sui due brevi periodi trascorsi in Europa tra fine 1964 e inizio 1965 porterà a conclusione l’analisi non solo dell’esperienza estera, ma anche della vita di Malcolm X, in quanto verrà assassinato appena otto giorni dopo essere tornato negli Stati Uniti.