Abstract:
Questa tesi mira ad analizzare come il discorso politico giustifica l’impiego di poteri emergenziali e l’estensione dello ‘stato di emergenza’ nel contesto dell’antiterrorismo. Negli ultimi anni, l’uso di misure di sicurezza eccezionali nella lotta al terrorismo è diventato sempre più comune. In particolare, si registra la tendenza verso un’eccessiva restrizione delle libertà civili individuali e numerosi abusi di potere che risultano nella violazione dei diritti umani e, spesso, in discriminazioni verso le minoranze etniche e religiose. Lo studio della retorica politica applicata al discorso sull’antiterrorismo è essenziale per delineare il modo in cui la minaccia terroristica viene formulata e presentata alla popolazione. I casi studio ai quali verrà applicata questa analisi sono gli Stati Uniti nel periodo post-11 settembre 2001 e la Francia a partire dagli attentati di Parigi di novembre 2015. In entrambi i casi, la narrativa politica enfatizza la presenza costante ed imminente del pericolo terrorismo, manipolando il senso di insicurezza del popolo per giustificare l’espansione dei poteri dell’esecutivo. Inoltre, questa dinamica di securitizzazione sembrerebbe gettare le basi per una potenziale normalizzazione dei poteri emergenziali invocati in situazioni ordinarie. Inoltre, sembra che l’affermarsi della correlazione tra terrorismo ed emergenza influenzi l’opinione pubblica che propende per l’accettazione di restrizioni alle proprie libertà in nome della sicurezza che lo Stato dovrebbe, così, essere in grado di garantire. In questo modo, tuttavia, si crea un precedente pericoloso che autorizza l’applicazione di poteri emergenziali in questioni ordinarie presentate come emergenze.