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La tesi in questione desidera osservare da vicino il protagonismo dell'immaginario nazionalista della Bharat Mata definitosi nel Subcontinente indiano durante il movimento swadeshi quale simbolo d'autoaffermazione identitaria. L'icona femminile del nazionalismo nasce ufficialmente con l'opera del pittore Abanindranath Tagore del 1905 "Bharat Mata" sviluppandosi in un apparato illustrativo alquanto vasto, utilizzato ai fini della promozione della lotta per la causa nazionale. La donna ritratta da Tagore legittima un’estetica androgina, sacrificante, ben lontana, perciò, dai canoni scultorei della classicità. La nota icona del nazionalismo presenta un vocabolario di sottomissione, dato il suo tratto di castità si apre, indubbio, la questione circa la legittimità della rappresentazione e si articola la critica riguardo il modello femminile promulgato, che ben si conforma alla tragica situazione domestica della donna in età moderna. L'ammirazione nei confronti del modello sociale costruito ad hoc si esaltò attraverso la personalità moralista di Sister Nivedita, oggetto di analisi nella trattazione in questione. L'ideale casto e puro creato dal laboratorio intellettuale swadeshi si dimostrò agli antipodi rispetto, ad esempio, alla produzione pittorica di Raja Ravi Varma. Quest'ultimo, durante la sua carriera, dimostrò una piena coscienza della sensualità del corpo femminile. La rappresentazione di Tagore, oltre a non presentare tratti di sinuosità, in tutta la sua spinta nazionalista esaltava esclusivamente l'identità hindu, riducendo l'immensa varietà culturale del Subcontinente ad un'immagine uniforme. Raja Ravi Varma, invece, attraverso la sua opera “Galaxy of Musicians”, testimoniò l'unità nella diversità proponendo un modello femminile più realistico poiché variegato e multiculturale. Nonostante l'opera di Varma fosse più rappresentativa per la sua realtà multiforme, l'artista fu oggetto di pesanti critiche da parte del movimento swadeshi; il pittore venne soprattutto disprezzato per la sua eccessiva voluttuosità, la quale si poneva in contrasto con il moralismo del tempo. All'immagine iconica del 1905 seguono una serie di rappresentazioni che presentano la protagonista del nazionalismo in vesti differenti. Essa, infatti, viene immortalata in una simbolica occupazione territoriale e si presenta in una forma strettamente divina e antropomorfa. La Madre India si articola principalmente in altre due dimensioni: sia in forma animale, Gau Mata, che in forma identitaria linguistica, Matri Bhasha. Nel corso della storia moderna la Bharat Mata si trasformò in un simbolo portante del nazionalismo Hindutva ideato da Vinayak Damodar Savarkar. La Destra strumentalizzerà strategicamente la figura femminile divina creando una concezione esclusivista che rimuoveva dal quadro nazionale la comunità islamica, ritratta come pericolosa minaccia. La Bharat Mata divenne lo strumento per fomentare l'odio verso il nemico invasore, per incoraggiare alla lotta attiva e alla formazione di un modello maschile hindu virile e combattivo. Guardando, perciò, al quadro complessivo della rappresentazione è possibile coglierne l'attitudine discriminatoria e lo stampo prettamente politico. |
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