Abstract:
L’argomento da me deciso per il progetto di tesi riguarda alcune manifestazioni di arte pubblica in Sicilia.
Vorrei iniziare la trattazione della mia tesi con un excursus storico della definizione stessa di public art, descrivendo le differenziazioni che ha assunto questa forma d’arte nei vari decenni all’interno dei suoi elementi fondanti: la committenza, la collocazione nel luogo pubblico, le relazioni che l’opera stessa istituisce con il luogo nel quale o per il quale esiste e le interazioni con il pubblico.
Durante l’excursus, vorrei apporre esempi dei maggiori esponenti della public art a livello internazionale.
Il secondo e il terzo capitolo riguarderanno casi concreti di arte pubblica in Sicilia.
Il primo di questi sarà incentrato sul caso Gibellina, la creazione di un enorme museo open air, attualmente in totale stato di abbandono, mentre il secondo verterà sul progetto inaugurato da Antonio Presti, imprenditore e mecenate, che con la Fondazione fiumara d’arte ha realizzato un parco pubblico di sculture monumentali di artisti del livello di Consagra e Festa, creando un vero museo a cielo aperto, accompagnato da manifestazioni annuali come Il rito della luce.
Parlando di Presti, dedicherò delle pagine anche alla sua Fondazione e al lavoro che sta facendo a Librino, quartiere limite di Catania, nel quale attraverso eventi e manifestazioni sta rendendo partecipi gli abitanti di progetti d’arte e recupero dello spazio pubblico.
Quindi due esempi di arte pubblica, pensati da soggetti privati, da un imprenditore e dal sindaco stesso di Gibellina, che hanno creduto fino in fondo nel loro sogno di arricchire la loro terra con l’arte e di fare dialogare queste opere con la natura, e con il pubblico inteso come spettatore.
Nel quarto capitolo esaminerò alcuni aspetti evolutivi dell’arte pubblica che porteranno a definirla come arte relazionale e in seguito come casi pratici accennerò all’esperienza degli ultimi anni di spazi pubblici riconosciuti come beni comuni e per questo occupati come il Teatro Garibaldi di Palermo e i Cantieri culturali della Zisa di Palermo con il movimento I Cantieri che vogliamo.
Questo è un esempio storico di archeologia industriale che più o meno quindici anni fa era stata rivitalizzata da parte del comune e destinata a diventare una cittadella dell’arte.
Ha preso vita solo per qualche anno, cadendo poi in rovina. Solo alcuni padiglioni sono ancora occupati dalla scuola di francese, e da quella del cinema, tutto il resto non è solo in disuso ma è in stato avanzato di decadenza.
Da qualche tempo si è però formato un collettivo di artisti, intellettuali e associazioni culturali che hanno deciso che i Cantieri in quanto spazio pubblico e bene comune deve essere restituito alla città e ai cittadini. E molti cittadini stanno partecipando attivamente a questo processo di riappropriazione, attraverso eventi culturali, attraverso la gestione dello spazio e la creazione di comitati e sottocomitati che con studi e ricerche sul luogo stanno vagliando dei progetti di fattibilità per far si che quello spazio possa tornare a essere pubblico e culturale.
Vorrei analizzare l’iter che sta seguendo tale collettivo che ha posto il pubblico come suo centro problematico e come campo di intervento. L’arte e la cultura come modello di socialità. Uno spazio pubblico gestito direttamente dal pubblico.
L’iter del mio studio vuole seguire lo sviluppo che ha avuto nel tempo il concetto di arte pubblica nel mondo, spiegandolo attraverso degli esempi concreti e in itinere ideati e realizzati in Sicilia.