Abstract:
Uno dei principi di base della democrazia è rappresentato dal fatto che i cittadini hanno il diritto di votare liberamente i propri rappresentanti. Ne consegue che in uno stato democratico, a differenza di uno totalitario in cui il potere è esercitato da una singola persona, le più importanti decisioni politiche vengono prese da gruppi di persone che collaborano nel tentativo di risolvere i principali problemi del paese a livello sia nazionale che internazionale. Infatti, nel momento in cui si verifica una crisi a livello internazionale, il governo, inteso come un insieme di persone che deve prendere decisioni per garantire il benessere di tutti i cittadini, assume un ruolo ancora più rilevante. In questo contesto, però, il problema principale è rappresentato dal fatto che, in generale, quando un elemento più o meno elevato di rischio è coinvolto, prendere decisioni diventa molto più complicato poiché elementi psicologici interagiscono con la mera decisione politica da prendere influenzando, in questo modo, il risultato finale. Questa idea è stata ampiamente studiata e sviluppata nel corso degli anni da un gran numero di studiosi e, di conseguenza, un'elevata mole di teorie al riguardo sono state create. Il punto debole di tutte queste ricerche, però, consiste nel loro voler porre l'attenzione solamente alle decisioni prese dai singoli individui in determinate situazioni di rischio che possono verificarsi nella vita di tutti i giorni legate principalmente a problemi di salute o difficoltà economiche. Poche ricerche sono state condotte riguardanti l'applicazione di queste teorie alle decisioni prese da gruppi di persone, specialmente i governi, in momenti di rischio elevato. Per questo motivo lo scopo di questa tesi è quello di analizzare queste teorie ponendo però l'attenzione ai gruppi e alle dinamiche che da essi vengono, spesso involontariamente, create nel momento in cui devono cercare di risolvere una crisi internazionale. Infatti, in un gran numero di casi, le idee, le credenze, le emozioni e anche il desiderio umano di accettazione e appartenenza ad un gruppo sviluppati dai membri del governo in situazioni di pericolo hanno dato luogo a decisioni estremamente rischiose che, nel peggiore dei casi, hanno portato all'esplosione di terribili guerre. Alcuni chiari esempi sono la guerra del Vietnam negli anni '60 e '70 o, più recentemente, l'invasione dell'Iraq del 2003. D'altro canto, però, è importante tenere in considerazione che ci sono state anche situazioni in cui il gruppo decisionale ha lavorato bene, vagliando tutti i costi e i rischi di ciascuna possibile alternativa giungendo, infine, allo sviluppo di una decisione ponderata e cauta. Una prova di questa idea può essere vista, ad esempio, nella crisi dei missili di Cuba del 1962 dove il governo statunitense ha preferito adottare una soluzione più cauta col fine di evitare lo scoppio di una guerra nucleare. Di conseguenza, è fondamentale cercare di capire il motivo per cui in alcuni casi le decisioni adottate dai governi sono rischiose e in altri caute e quali sono gli elementi che, in genere, portano verso l'una o l'altra direzione. Infatti, sviluppando una comprensione più ampia degli effetti che la presenza di un elemento di rischio possono avere sulle decisioni politiche, sarà possibile prevedere come i governi dei paesi coinvolti in una particolare crisi decideranno di comportarsi e quali misure adotteranno nel tentativo di risolverla. In questo modo, con un po' di fortuna, sarà possibile anche prevenire lo scoppio di altre gravi crisi internazionali.