Abstract:
Dopo le riforme istituzionali attuate dal trattato di Lisbona, il processo decisionale nell'Unione europea (UE) è stato modificato in una certa misura. Sebbene la Commissione mantenga ancora il monopolio dell'iniziativa legislativa, il Consiglio Europeo ha rafforzato il suo controllo e la sua influenza sulla definizione dell'agenda – sia formale che informale – attraverso la creazione di una presidenza permanente (Bocquillon and Lobbels, 2014). Inoltre, il Parlamento Europeo (PE) ha ora un ruolo più rilevante nel processo legislativo. Infatti, le proposte legislative devono essere concordate sia dal PE che dal Consiglio dell'Unione Europea per essere convertite in legislazione, mentre prima del Trattato di Lisbona il PE aveva solo un ruolo consultivo (Verdun, 2013). Nel complesso, il Consiglio Europeo è stato descritto come un protagonista centrale nella governance dell'UE (Bulmer, 1996) e come il nuovo nucleo decisionale, essendo stato il principale destinatario del potere perso dalla Commissione nel corso dei decenni (Ponzano et al., 2012; Pollack, 1997). Questo passaggio di potere ha modificato il rapporto tra il Consiglio Europeo e la Commissione.
La ricerca su tale argomento ha messo in evidenza due paradigmi che descrivono questo fenomeno nel quadro decisionale: infatti, tale relazione può essere reciproca e cooperativa (Bulmer e Wessels, 1986; Wessels, 2008), oppure gerarchica, con il Consiglio Europeo che agisce come istituzione dominante (Moravcsik, 2002). Inoltre, la recente ricerca pionieristica di Bocquillon e Lobbels indica una possibile connessione diretta tra la presenza di un evento di focalizzazione o di una crisi internazionale con l'instaurarsi di un rapporto gerarchico dominato dal Consiglio Europeo, che è stato anche descritto come il gestore delle crisi in UE (Curtin, 2014). Basandosi sulle elaborazioni teoriche degli autori citati e sulla crescente tendenza verso una modalità di governance caratterizzata dal termine “emergency politics” (Honig, 2009; White, 2013), questa ricerca indagherà come le crisi influiscono sul processo decisionale e sulla definizione dell'agenda programmatica in Unione Europea. Innanzitutto, l’elaborato presenterà una sezione dedicata alla spiegazione delle metodologie analitiche utilizzate per la ricerca, nonché una rassegna delle principali ricerche finora effettuate sull’argomento in esame.
In seguito, presentando tre casi studio relativi alle crisi post-Lisbona – ovvero la crisi dell'Eurozona del 2009, la crisi dei rifugiati del 2015 e la crisi sanitaria innescata da SARS-CoV-2 nel 2020 – questa tesi esplorerà l'alterazione del processo decisionale in tempi di emergenza, al fine di valutare quanto esso esuli dal quadro normativo standard, e cercherà di definire che tipo di relazione emerge tra il Consiglio Europeo e la Commissione. Tale analisi verrà condotta attraverso la presentazione del quadro legislativo attuale, e tramite la comparazione dei rapporti di potere tra le due istituzioni. Una parte della ricerca verrà inoltre dedicata alla discussione circa i principali termini che riguardano i processi di gestione delle crisi, andando a definire la differenza tra “stato di emergenza”, crisi”, e “politiche di emergenza”. In tale contesto, questa dissertazione includerà anche una sezione completamente dedicata all’analisi dei meccanismi e degli strumenti attualmente disponibili in Unione Europea per la gestione delle crisi, non dimenticando di effettuare una valutazione sulla loro efficacia e sui risultati da essi ottenuti nel corso degli anni. Alla fine, l'analisi della governance della gestione della crisi e degli effetti che ha sui rapporti di potere dell'UE rivelerà una tendenza all'accentramento dei poteri nelle mani dei Capi di Stato e una posizione dominante del Consiglio europeo.