Abstract:
I motivi della presente ricerca nascono da una serie di considerazioni rispetto alle teorie dell’investimento sociale nell'area dei servizi educativi per la prima infanzia. Tale filone teorico sottolinea il valore che politiche e interventi di investimento educativo entro i primi tre anni di vita del bambino possono assumere, ed evidenzia che questo valore sarà tanto più elevato, in termini di ritorno sociale nel futuro, quanto più precocemente e correttamente indirizzato sarà l’intervento attuato nel presente a favore di quei soggetti portatori dei bisogni maggiori.
Tra i soggetti portatori dei maggiori livelli di bisogno, anche educativo, possono sicuramente essere inclusi i cittadini stranieri nel loro complesso. Senza distinzioni di nazionalità, etnia o estrazione sociale, essere cittadino in terra straniera implica necessariamente essere parte di una minoranza con proprie peculiarità e necessità specifiche in diverse aree e a diversi livelli, sia personali che sociali. Questi bisogni si esprimono immediatamente, dall’inserimento del cittadino nel contesto di destinazione o dalla nascita del bambino da genitori stranieri, connotandosi spesso come una disparità a priori di risorse che la ricerca ha poi evidenziato essere correlata a una serie di molteplici bisogni in fasi successive dello sviluppo e del percorso formativo e scolastico .
Investire in termini educativi nella prima infanzia su questa fascia di utenza potrebbe quindi offrire il massimo delle potenzialità di un ritorno dell’investimento in termini sociali nel futuro. Ma allo stesso tempo, al riconoscimento di un potenziale ritorno sociale molto elevato, deve corrispondere la considerazione dell’altrettanto elevata complessità derivante dal tentare azioni inclusive non solo in una fascia di popolazione già di per sé costituita di una serie di minoranze, ognuna con i propri tratti complessi, ma anche dal tentare queste azioni a favore di una fascia di età in cui alla complessità si aggiunge complessità, data dalla necessità di intervenire in aree di estremo significato, anche simbolico, come la crescita di un figlio in terra straniera.
Il presente lavoro di ricerca tenterà di individuare se e quali ostacoli vi possano essere nell’accesso dei cittadini stranieri ai servizi per la prima infanzia di un territorio circoscritto come quello dell’ambito sacilese considerando un arco temporale di tre anni educativi.
La letteratura non ci fornisce una chiara risposta in termini statistici sui livelli di partecipazione dei minori stranieri ai soli nidi d’infanzia, sappiamo però che nel contesto nazionale sicuramente un ambito educativo in cui la partecipazione dei cittadini stranieri è nettamente inferiore a quella dei cittadini italiani è la scuola dell’infanzia . Se la scuola dell’infanzia è il primo potente mezzo di inclusione e integrazione, questa scarsa frequenza è già di per sé un’occasione mancata, a cominciare dall’apprendimento della lingua e delle competenze relazionali che facilitano l’ingresso alla scuola primaria. Prendendo le mosse da questa differenza di partecipazione alla scuola dell’infanzia è prevedibile che sarà riscontrato un divario almeno pari anche rispetto ai livelli di partecipazione ai servizi per la prima infanzia del territorio. Questa ricerca, oltre a quantificare tale divario, proverà anche ad ipotizzarne le cause, classificandole per convenzione in fattori di ordine sociale, culturale e normativo.