dc.contributor.advisor |
Soriani, Stefano |
it_IT |
dc.contributor.author |
Mattioli, Lara <1988> |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2012-10-04 |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2012-12-11T13:30:42Z |
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dc.date.available |
2014-02-15T11:39:04Z |
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dc.date.issued |
2012-10-24 |
it_IT |
dc.identifier.uri |
http://hdl.handle.net/10579/1999 |
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dc.description.abstract |
Il controverso concetto di sostenibilità può assumere due varianti che prendono il nome di sostenibilità debole e sostenibilità forte. Nel primo caso si ritiene che il capitale umano possa eventualmente sostituire il capitale naturale grazie per esempio alle innovazioni tecnologiche; nel secondo, si esplicita la necessità di mantenere costante nel tempo lo stock di capitale naturale, che è considerato non sostituibile da quello umano. Le istituzioni internazionali aderiscono generalmente alla prima visione, ma la seconda sta prendendo sempre più piede grazie anche al diffondersi della corrente della decrescita, che indica l’urgenza di un “cambio di mentalità”, un allontanamento dal modello dominante di crescita e accumulazione illimitata, proponendo una definizione nuova di felicità e benessere, per i quali la misurazione tramite PIL si rivela sempre più inefficace. Ma che tipo di visibilità ha questa visione della sostenibilità a livello internazionale? Compare di tanto in tanto in qualche forum internazionale, tenuto soprattutto in America Latina (es: Porto Alegre) oppure è presente anche nelle grandi conferenze internazionali e nei documenti che ne derivano? Per rispondere à queste domande si può procedere con un’analisi dei grandi appuntamenti internazionali che seguono l’applicazione del Protocollo di Kyoto, quindi in primo luogo la Conferenza di Copenaghen, quella di Cancun e Rio +20. Per concludere, ci si chiede come possano essere messe in pratica le idee portate avanti dai partigiani della decrescita. Analizzando le varie pratiche, si è riscontrata una certa sovrapponibilità tra le tematiche care alla decrescita e le pratiche proposte dai movimenti Slow Movement, di origine italiana e Transition Towns, di origine anglosassone; più precisamente, sembrano coincidere i progetti di costruire una nuova concezione di città e di vivere insieme (es: ridurre la dipendenza da petrolio, rilocalizzare la produzione…). Questi movimenti sono in rapida espansione e si cerca di comprenderne la portata, chiedendosi se essi abbiano acquisito una certa visibilità presso i grandi attori internazionali o se siano al momento limitati ad una dimensione locale. |
it_IT |
dc.language.iso |
en |
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dc.publisher |
Università Ca' Foscari Venezia |
it_IT |
dc.rights |
© Lara Mattioli, 2012 |
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dc.title |
Do we still believe in sustainable development? A comparison between two views of sustainability. (Crediamo ancora nello sviluppo sostenibile? Un confronto tra due visioni di sostenibilità.) |
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dc.title.alternative |
Do we still believe in sustainable development? A comparison between two views of sustainability. |
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dc.type |
Master's Degree Thesis |
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dc.degree.name |
Relazioni internazionali comparate - international relations |
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dc.degree.level |
Laurea magistrale |
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dc.degree.grantor |
Scuola in Relazioni Internazionali |
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dc.description.academicyear |
2011/2012, sessione autunnale |
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dc.rights.accessrights |
openAccess |
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dc.thesis.matricno |
835447 |
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dc.subject.miur |
SECS-P/04 STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO |
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dc.description.note |
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dc.degree.discipline |
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dc.contributor.co-advisor |
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dc.subject.language |
INGLESE |
it_IT |
dc.provenance.upload |
Lara Mattioli (835447@stud.unive.it), 2012-10-04 |
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dc.provenance.plagiarycheck |
Stefano Soriani (soriani@unive.it), 2012-10-15 |
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