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L’oggetto di indagine consiste nell’affrontare il tema dell’ineffabile, o ciò che non può essere nominato o detto con l’uso della parola, attraverso una verifica all’interno del palinsesto socioculturale cinese sin dalle sue origini più remote.
D’altronde l’utilizzo e lo sviluppo del linguaggio inteso come corrispondenza tra nomi e oggetti caratterizza l’intera storia dell’umanità e trova la sua ragione d’essere nella cultura occidentale dell’antica Grecia ma coinvolge anche il continente asiatico.
Nella Cina, infatti, si riconosce una lunga fase culturale orientata alla ricerca del vero significato del linguaggio da intendersi non solo come un insieme di suoni, simboli o parole come vedremo.
Si avrà modo di illustrare in fondo quanto la Cina antica abbia alle spalle una lunga storia fatta di suddivisioni territoriali, dinastie imperiali, ribellioni interne, invasioni ed influenze di popoli stranieri, fasi storiche tumultuose, travagliate che hanno alterato il senso originario ed il valore del linguaggio primordiale secondo i canoni tradizionali della cultura cinese per acquisire funzioni nuove. Addirittura, si passa attraverso la fase di negazione della parola in nome di un retaggio esclusivo di uomini saggi, sapienti, sovrani, in nome di un simbolo destinato a pochi eletti e tramandato per discendenza allo scopo di difendere e preservare gli ampi confini del paese, per poi infine essere confinata ad una collocazione ideale e pura, all’interno di una dimensione astratta, contemplativa, mistica.
Lo studio vuole dimostrare come nel corso dell’evoluzione della civiltà cinese, il viaggio della parola negata o dell’innominabile abbia ispirato la nascita di numerose correnti di pensiero filosofico-spirituale spesso contrastanti ed opposte che passano attraverso l’esperienza del Confucianesimo, per arrivare al Moismo, al Taoismo, fino allo Yin-Yang.
L’approccio al tema prevede un percorso unidirezionale all’interno del quale il lettore si trova proiettato e guidato per mano in una dimensione virtuale tipicamente dantesca.
Nella prima parte si procede ad una analisi descrittiva delle fasi sociologiche, politiche della Cina antica nelle differenti epoche storiche che hanno contribuito alla fondazione di Scuole di pensiero basate su modelli proiettati alla contemplazione del Vuoto, dell’io interiore, dell’armonia dell’uomo con sé stesso, con l’ambiente e con la natura circostante.
Nella seconda fase si fa riferimento a formule espressive che emulano lo spirito primordiale del non detto attraverso forme d’arte come la pittura, la poesia, coinvolgendo addirittura il linguaggio del corpo attraverso le arti marziali, fino ad influenzare la scienza medica.
Il progetto proposto intende dimostrare quanto, attraverso una analisi del passato storico e culturale cinese, sia possibile estrapolare la vera essenza ispiratrice che ha contribuito e contribuisce tutt’ora alla progressiva espansione della civiltà cinese fornendole una fonte inesauribile di creatività ed innovazione ma propensa a preservare una linea di contiguità tra passato e presente.
Il risultato consiste nella consapevolezza che la Cina possiede un segreto nascosto nelle sue viscere: come potenza industriale riesce a proiettarsi alla conquista del terzo millennio conservando intatti quei valori della tradizione tramandati dagli antichi saperi, mantiene viva la lungimiranza dei saggi, il pensiero dei filosofi, l’immaginazione dei poeti e degli artisti del passato per riuscire ad affacciarsi più concretamente al presente ed acquisire l’energia per il futuro. |
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