Abstract:
L’evoluzione della catena produttiva, contraddistinta dall’innovazione tecnologica al servizio dell’automazione industriale, ha fornito l’opportunità di adeguare le caratteristiche dei prodotti alle esigenze del cliente e di ridurre i tempi di consegna lungo tutta la supply chain. A seguito di questi fenomeni, è sorta l’esigenza di riconsiderare la gestione del flusso delle informazioni e dei materiali: concetti quali Just In Time, Lean Production e Material Requirements Planning (MRP), presi singolarmente, non sono più sufficienti per rispondere alla rafforzata complessità dell’industria 4.0, caratterizzata da crescente variabilità. In questo contesto, la metodologia Demand Driven Material Requirements Planning (DDMRP) potrebbe rappresentare la soluzione più adatta per la gestione del fabbisogno di risorse della catena produttiva. Il DDMRP è un metodo innovativo che, utilizzando il principio dei punti di disaccoppiamento in combinazione con i buffer di protezione, permette di arginare la propagazione della variabilità lungo la supply chain. Infatti, i buffer, che hanno il compito di assorbire i mutamenti imprevisti della domanda, vengono posizionati nei punti di disaccoppiamento con valenza strategica, permettendo di ridurre i tempi necessari a soddisfare le richieste degli ordinativi. Cruciali nella definizione degli ordini di fornitura, i buffer sono composti da tre differenti livelli, ognuno dei quali ha scopi e metodi di formulazione differenti. Dei quattro parametri che concorrono alla definizione di tali livelli, quali il lead time, il Minimum Order Quantity, la location e l’Average Daily Usage (ADU), proprio quest’ultimo rappresenta la novità introdotta dal DDMRP. Si tratta infatti di un parametro che indica l’utilizzo medio giornaliero stimato per un dato articolo di magazzino, e può essere definito attraverso l’utilizzo dei soli dati storici della domanda (approccio backward), dei soli ordini certi futuri (approccio forward) o di una loro combinazione (approccio blended). La letteratura accademica in quest’ultimo ambito risulta scarsamente articolata. L’assenza di studi su una misura di confronto, che permetta di valutare l’accuratezza dell’approccio impiegato nella stima dell’ADU, rappresenta la motivazione che ha dato origine alla stesura di questo elaborato. Al fine di studiare quanto esposto sopra, nel primo capitolo verrà innanzitutto descritta la metodologia MRP, evidenziandone i limiti che hanno condotto i pianificatori a preferire il modello DDMRP. Successivamente, verranno analizzate le cinque fasi sequenziali proprie del DDMRP, focalizzando l’attenzione sull’ADU e, in particolare, su come questo parametro impatti profondamente sulla definizione dei livelli dei buffer e sulle relative politiche di rifornimento. La presentazione dei diversi metodi previsionali, per il confronto della stima dell’ADU, sarà oggetto del secondo capitolo. In questa sezione si cercherà di rispondere al quesito sollevato in precedenza, con riguardo alla valutazione dell’accuratezza dei metodi di calcolo dell’ADU. Per una stima adeguata, infatti, si ritiene necessario approfondire la qualificazione della domanda, al fine di comprendere quale metodologia utilizzare in relazione ai diversi contesti.