Acquisizione linguistica: Bambini normoudenti e sordi a confronto

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dc.contributor.advisor Bertone, Carmela it_IT
dc.contributor.author Resciniti, Rosa <1997> it_IT
dc.date.accessioned 2021-06-23 it_IT
dc.date.accessioned 2021-10-07T12:38:11Z
dc.date.available 2021-10-07T12:38:11Z
dc.date.issued 2021-07-14 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/19829
dc.description.abstract Il linguaggio sembra essere una capacità tipica e geneticamente determinata dell’essere umano. La sua acquisizione avviene, generalmente, in pochissimi anni e in assenza di uno sforzo consapevole, grazie all’esposizione – durante i primi anni di vita (periodo critico) – ad un input linguistico qualitativamente e quantitativamente ricco (Jackendoff 1998). I bambini, in particolare, nascono con la capacità di discriminare una grande varietà di contrasti di suoni, ma – attraverso l’influenza dell’ambiente linguistico in cui sono immersi – questa loro abilità si specializza sui suoni che hanno un valore distintivo nella loro lingua nativa, perdendo quelli che invece non ce l’hanno (Guasti 2007). È importante evidenziare come il bambino normoudente non produca le tipiche espressioni del linguaggio adulto sin da subito, ma attraversi delle fasi di “training”: babbling, periodo olofrastico e combinazione di più parole (Chesi 2006). Grazie a studi neurolinguistici si è dimostrato, inoltre, come il linguaggio sia un modulo computazionale localizzato in specifiche aree della corteccia cerebrale – come dimostrano le ricerche su casi di sviluppo cognitivo anomalo –, indipendente dalle altre facoltà mentali ed ulteriormente suddiviso in sottounità specializzate – come evidenziano gli studi sulle afasie – (Chesi 2006). Ma se durante i primi anni di vita il bambino non riceve stimoli linguistici quantitativamente e qualitativamente sufficienti, quali potrebbero essere le conseguenze? Per rispondere a tale quesito, si cercherà di confrontare l’acquisizione linguistica tipica con quella atipica, che si verifica in caso di sordità. I soggetti sordi sono – in Italia – circa l’1%₀ della popolazione e – per via dei numerosi fattori che coesistono, come: grado di perdita uditiva; sede della lesione; epoca di insorgenza della sordità; età della diagnosi e della protesizzazione; tipologia di protesi; background linguistico; metodo riabilitativo – non formano una categoria omogenea. Nel caso della sordità, la funzionalità del canale uditivo viene compromessa, provocando una riduzione della percezione dell’input linguistico vocale, che può ritardare o addirittura impedire lo sviluppo della competenza linguistica del bambino, portandolo alla produzione di espressioni linguistiche non standard (Chesi 2006). Nei primi anni di vita, al contrario, l’utilizzo di una Lingua dei Segni permette al bambino sordo di essere esposto ad un input linguistico accessibile, che gli permetterà di acquisirla naturalmente, seguendo gli stessi stadi evidenziati per la lingua vocale in bambini normoudenti (Trovato 2013). Lo studio delle competenze linguistiche in italiano delle persone sorde e delle loro produzioni non standard fornisce informazioni utili per lo sviluppo di metodi d’intervento, che permettano loro di acquisire la lingua vocale nel modo più naturale possibile (Chesi 2006). Sono state, in particolare, evidenziate delle caratteristiche comuni nella competenza linguistica tra soggetti sordi: vocabolario ridotto, sia in produzione sia in comprensione; produzione di frasi più corte rispetto agli udenti; difficoltà nella comprensione di strutture complesse e tendenza ad evitarne la produzione; omissioni e sostituzioni di articoli e preposizioni; incertezze nell’accordo; omissione di copule; omissione o sostituzione di ausiliari e modali; difficoltà con la flessione verbale. Alcuni studi (Friedmann, Szterman 2006; 2011; Volpato 2012; Volpato, Vernice 2014; Ruigendijk, Friedmann 2017) hanno evidenziato come le problematiche dei sordi con le strutture complesse possano essere dovute a difficoltà con il momento sintattico. Per favorire lo sviluppo delle competenze linguistiche in caso di sviluppo atipico, sono stati proposti trattamenti basati sull’insegnamento esplicito del movimento sintattico (Roth 1984; Thompson et al. 1995; 1996; Levy, Friedmann 2009; D’Ortenzio 2015). it_IT
dc.language.iso it it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Rosa Resciniti, 2021 it_IT
dc.title Acquisizione linguistica: Bambini normoudenti e sordi a confronto it_IT
dc.title.alternative Acquisizione linguistica:Bambini normoudenti e sordi a confronto it_IT
dc.type Master's Degree Thesis it_IT
dc.degree.name Scienze del linguaggio it_IT
dc.degree.level Laurea magistrale it_IT
dc.degree.grantor Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati it_IT
dc.description.academicyear 2020/2021-Sessione Estiva it_IT
dc.rights.accessrights openAccess it_IT
dc.thesis.matricno 862983 it_IT
dc.subject.miur L-LIN/01 GLOTTOLOGIA E LINGUISTICA it_IT
dc.description.note it_IT
dc.degree.discipline it_IT
dc.contributor.co-advisor it_IT
dc.subject.language TEDESCO it_IT
dc.date.embargoend it_IT
dc.provenance.upload Rosa Resciniti (862983@stud.unive.it), 2021-06-23 it_IT
dc.provenance.plagiarycheck Carmela Bertone (bertone@unive.it), 2021-07-12 it_IT


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