Abstract:
Le dimensioni di uno Stato, intese come popolazione, PIL e spese militari, sono state per molto tempo ritenute un asset nelle negoziazioni. Il presente lavoro mira a capire se, come e fino a che punto le dimensioni siano state rilevanti nelle negoziazioni tra USA e Indonesia sugli aiuti economici (1951-1953) e tra Italia e Libia sul ‘grande gesto’ per la rottura col passato coloniale (2001-2008). A una prima parte teorica focalizzata sui concetti di dimensioni, potere e potere negoziale, segue l’analisi dei negoziati. Viene dimostrato, in primis, che le dimensioni erano una fonte di debolezza più che di potere negoziale, in quanto consentiva alle controparti di rincarare le richieste finanziarie. In secondo luogo, più che le dimensioni, era la relazione di interdipendenza asimmetrica a contare: chi possiede alternative e risorse agognate dalla controparte, e non lo Stato più grande, ha la mano vincente. L’Indonesia e la Libia, avendo più alternative e due beni ambiti da USA e Italia, rispettivamente neutralità e petrolio, tenevano in scacco le controparti. In terzo luogo, lo Stato più ‘piccolo’, che ha sfruttato competitivamente l’interdipendenza asimmetrica, ha visto i propri risultati annullarsi nel lungo termine: lo Stato più grande e insoddisfatto o non ha onorato l’accordo o ha preso ciò che voleva con la forza. Il ruolo delle dimensioni, benché ridotto, non deve essere totalmente trascurato: il negoziato non è l’unico mezzo per raggiungere i propri obiettivi.