Abstract:
L'intento della tesi è quello indagare il monumento come mezzo di rappresentazione collettiva e sociale, in cui ritrovare e ricercare le nostre modalità di interiorizzazione ed esteriorizzazione della storia e del passato, ma anche dei valori identitari di cui si vuole rendere esplicita la condivisione come comunità.
La proposta è quella di esaminare le varie conformazioni con le quali i monumenti si legano al passato fascista e colonialista in ambito italiano e quali soluzioni sono state messe in atto, dal dopoguerra fino ad oggi, nell’affrontare le tematiche più critiche della nostro passato e del nostro presente; oltre ad indagare gli elementi salienti di quel periodo, sarà necessario cercare di individuare e mettere in luce gli aspetti principali dei mutamenti storici e sociali del periodo considerato come risposta e conseguenza di dinamiche anteriori.
All’interno di una panoramica più ampia sull’uso dell’architettura e della monumentalità da parte della cultura fascista nelle sue differenti fasi storiche (come strumento di commemorazione dei caduti della prima guerra mondiale, di celebrazione del regime e di affermazione del nuovo ruolo imperiale dell’Italia), vengono presi in esame alcuni casi specifici di monumenti realizzati durante il ventennio fascista.
Tali esempi rispondono alla volontà di mettere in luce le modalità di appropriazione dello spazio e del potere da parte del fascismo, ma anche le modalità di risposta e fruizione che tali tracce suscitano nel periodo ad esso successivo e nel presente, nel conformare e definire la cultura e la civiltà contemporanea.
Le tracce architettoniche, monumentali e simboliche del fascismo sono ancora presenti e suscitano reazioni e risposte differenti, all’interno del dibattito politico, intellettuale, ma anche comunitario e cittadino; è necessario quindi valutare queste reazioni più approfonditamente, come risposte ad un bisogno più profondo di riappropriazione dello spazio e di affermazione di valori fondamentali.
Si passa quindi ad un’analisi del dibattito tra chi sostiene la conservazione di queste manifestazioni e chi, invece, ne vorrebbe l’eliminazione; ma si prendono anche in esame le altre proposte, tra cui quelle artistiche, avanzate nei confronti di esse, al fine di «ri-immaginare la nozione di monumento» in base alle tre possibilità esposte dalla studiosa Ruth Ben-Ghiat nel primo incontro I luoghi dei fascismo all’interno del progetto dell’Istituto Parri: rimozione/dislocazione, ri-significazione, costruzione di nuovi monumenti.
Nuove necessità e valori, quindi, che vogliono essere espressi e trovare il proprio spazio di rappresentazione, anche come elaborazione e ri-elaborazione di un passato complesso e in molti casi doloroso, ma con cui è necessario confrontarsi.