Abstract:
Vorrei scrivere la mia tesi come fosse una storia.
La storia di Erto, Casso, Longarone, Castellavazzo e delle genti che vi abitavano.
Mi piacerebbe far rivivere le voci di chi è rimasto sullo sfondo della storia, sepolte nelle carte ingiallite del processo de L'Aquila. Ancor più polverose dopo il terremoto del 2009.
Contemporaneamente affrontare il tema della scienza asservita al potere, dell’ambiente saccheggiato, della natura ingabbiata che sprigiona la sua immensa potenza.
Una storia di ieri, che è anche quella di oggi.
Risorse ambientali che si credono infinite e sempre al servizio dell’uomo.
Profitti che regolano le scelte economiche e industriali a prescindere dalla loro compatibilità ambientale.
La miglior memoria del Vajont è non ripetere gli stessi errori.
L’acqua è uno degli elementi fondamentali che l'umanità ricerca, il primo, per scoprire se è possibile l’esistenza della vita in un altro pianeta nell’Universo. Missioni spaziali continuano ad essere progettate per la ricerca dell’elemento fondamentale in altri pianeti e potentissimi telescopi studiano la conformazione morfologica per comprendere se in passato sia stata presente acqua liquida.
Ma in questa tesi si parla dell’acqua strumento di morte o addirittura di come la sovrabbondanza dell’acqua possa modificare in tempi relativamente brevi la possibilità della presenza umana in tante parti della Terra.
Una storia che trae spunto dal disastro del Vajont per capire a quasi 60 anni di distanza se:
E’ inutile continuare la ricerca perché è finita? E’ veramente già stato scritto tutto su questa storia? Può essere utilizzato il paradigma Vajont, una vicenda indagata in mille sfaccettature, per dimostrare che la ricerca storica è infinita, che la scoperta di nuovi archivi e tracce rilasciate da nuovi documenti aprono nuove piste che vanno quanto meno indagate e esplorate?
La vicenda Vajont come tante altre che sono state narrate nel percorso di questa tesi abbiano lasciato un segno indelebile e abbiano costretto economia, imprese, scienza e poteri a cambiare impostazione? La memoria ha prodotto oltre all’indignazione un cambio di stili di vita e di progettazione?
L’aspetto del rispetto ambientale è sufficientemente al centro delle azioni umane nell’era dell’antropocene? Pensiamo solo al presente, come afferma il professor Reberschak o nella programmazione si pensa al futuro di quelle giovani generazioni che hanno riempito le piazze di tutto il mondo spiegando al mondo adulto che la Terra è una sola e che se noi non pensiamo a ciò che accadrà fra 50 anni in quel pianeta, loro, dovranno viverci?
1 Introduzione Finalità della ricerca: anche su un tema così indagato come il Vajont la ricerca storica non finisce mai e ci consegna sempre nuovi elementi, cambi di paradigmi, punti di osservazione innovativi.
Obiettivo della tesi dimostrare le connessioni della vicenda storica del Vajont con il pianeta di oggi sul tema dello sfruttamento dell’acqua e gli impatti ecologici nell’era dell’antropocene.
Competenze utilizzate: storia sociale, storia digitale, storia orale, metodologia e didattica, ricerca negli archivi storici, ricerca in internet e bibliografia.
2 Inquadramento storico: 57 anni fa il Vajont. Storia di un genocidio Realizzazione di una linea del tempo in formato digitale che ripercorre la storia della diga del Vajont dal 10 gennaio 1900 al 9 ottobre 2013 video, foto e giornali dell’epoca, testi tratti dalla bibliografia essenziale del Vajont.
3 Le memorie del Vajont
4 La memoria politica e istituzionale, evitare l’oblio
5 Gli archivi delle memorie: sette case studies legati agli archivi diffusi consultati.
6 Spiegare il Vajont agli studenti: un progetto di realizzazione di una Unità di Apprendimento (UdA) per lo sviluppo dei processi di competenza in una scuola superiore
7 Conclusioni 57 anni dopo, oggi come ieri: il profitto viene sempre prima della tutela dell’ambiente?