Abstract:
L’argomento del presente elaborato riguarda la diffusione dei modelli iconografici buddhisti, elaborati dall'arte gandharica, in alcuni fervidi centri religiosi dell’Asia Centrale quali Miran, Kizil, Mogao e Fayez Tepe. Lo scopo precipuo è quello di mostrare una serie di corrispondenze artistiche e stilistiche analizzando i frammenti della pittura parietale ritrovata all’interno di varie grotte sacre ubicate in questi avamposti centro-asiatici. Tali parallelismi sono rilevanti dal momento che la circolazione e quindi l’adozione di quei prototipi che si interfacciano con l’ambito sociale e culturale non è una mera questione di duplicazione statica, ma è piuttosto una condivisione di ideali e immagini in cui l’elemento originale si conforma alla cultura locale e, subendo delle modifiche, assorbe nuovi aspetti che divengono a loro volta materiale di scambio.
La contaminazione artistica tra la regione nord-occidentale del subcontinente indiano, il Gandhara (inteso nel suo senso più ampio) e i succitati siti archeologici, posti sui vari itinerari terrestri dell’antica Via della Seta, avviene grazie all’attività itinerante di figure eterogenee quali artisti, monaci, pellegrini, mercanti, carovanieri, viaggiatori, filosofi e artigiani. I loro viaggi non sono solamente un’importante testimonianza dell’influenza gandharica sulla cultura e sullo sviluppo dell’arte di queste oasi. Ma molto spesso sono gli stessi viaggiatori, che portando dai loro pellegrinaggi immagini votive e scritture sacre, forniscono agli artisti locali un interessante materiale di ispirazione sul quale lavorare per dare vita alla propria elaborazione. Molte sono le idee e i modelli iconografici che l’arte del Gandhara offre agli artisti dell’Asia Centrale per le proprie raffigurazioni del ciclo biografico del Buddha storico e per tutti i soggetti che fanno parte della comunità buddhista, rispecchiando anche le peculiarità della cultura ospitante.
Le affinità che emergono dalla comparazione tra le tempere ritrovate all’interno dei santuari di Miran, del complesso delle grotte di Kizil e di Mogao e dei templi di Fayez Tepe con la controparte scultorea gandharica riguardano alcune caratteristiche fisiche del Buddha, il drappeggio delle vesti, la resa grafica di alcuni oggetti dalla forma simile, la medesima postura di altri personaggi e i motivi decorativi dello sfondo. Le analogie menzionate costituiscono una prova tangibile del ruolo che l’arte del Gandhara esercita sull’evoluzione delle correnti figurative di questi luoghi e di come essa funga da ponte di connessione artistica tra il mondo indiano occidentale, la Battriana e il bacino del Tarim.