Abstract:
L’elaborato si ripropone di indagare la poetica di Giorgio Manganelli (1922-1990). Appartenente al Gruppo 63 e alla Neoavanguardia, è indispensabile esaminare il dibattito letterario che si è sviluppato intorno a questo movimento, per poter così comprende la teorizzazione sulla letteratura di Manganelli. Analizzate le diverse posizioni teoriche, si noterà come l’opera manganelliana sia posta ai margini del movimento proprio per la sua eccentricità. La poetica di Manganelli si distanzia perché nega qualsiasi funzione strumentale della letteratura, evidenziando dunque il suo aspetto metaletterario. Attorno ad esso si svilupperanno una serie di considerazioni riguardanti soprattutto la figura dello scrittore e del lettore definiti, dallo stesso Manganelli, come dementi. La sparizione dell’autore, la complicità che si deve creare tra l’opera letteraria e chi la legge, ricorda l’impostazione di testi post-moderni e tra quelli è giusto che venga collocata l’opera di Manganelli. Lo scrittore, infatti, sostiene che la letteratura debba superare i limiti del razionale, del verosimile, per sottrarre l’opera letteraria a funzioni moralistiche ed educative: è soprattutto l’atto del linguaggio che Manganelli vuole privilegiare, disimpegnandolo da maniere realistiche, e ponendo l’attenzione sull’importanze delle parole, in particolare delle parole-ombra e le parole-stemma. Verrano così a crearsi luoghi infernali che, intrecciati tra di loro, daranno vita a nuovi universi.