Abstract:
La tesi intende evidenziare, all'interno dell'opera del drammaturgo tedesco Heiner Müller, le apparizioni della figura di Medea. La ripresa di tale personaggio della mitologia greca permette infatti a Müller di formulare una critica della cultura occidentale, che ha quale suo fondamento l'antico e imperituro fenomeno della colonizzazione della persona e della natura, andando di volta in volta a presentare Medea come proletaria militante in una Russia sovietica agli arbori, come una terrorista che si ribella al patriarcalismo e all'oggettivizzazione della donna, come un'immigrata sedotta e abbandonata sulle sponde di un inquinato lago berlinese all'indomani della divisione in due della Germania. Ma anche come uomo, nelle figure di Federico di Prussia e di Amleto, che per sottrarsi alla violenza della storia umana vorrebbero operare una transizione di genere e assumere vesti femminili, o di Eracle, che in preda forse a un burnout si scaglia contro i propri figli, portando a compimento l'ultima, definitiva fatica: l'interruzione della continuità vitale della sua discendenza umana.