Abstract:
Il presente studio intende riflettere sul ruolo cruciale rivestito dalla geografia nelle vite e nella politica di Babur (r. 1526-1530), Jahangir (r. 1605-1627) e Shah Jahan (r. 1628-1658), tre dei più importanti imperatori della dinastia mughal (1526-1857). Dopo una necessaria introduzione, volta ad illustrare i temi affrontati e contestualizzarli storicamente e geograficamente, il primo capitolo tratterà la questione dell’abbandono della terra natia da parte di Babur e la descrizione del suo arrivo in India. Concentrandosi soprattutto sullo sradicamento e la conseguente nostalgia provata dal sovrano, si prenderanno in esempio gli esiti di tale sentimento nel patrocinio artistico, ad esempio dei famosi giardini mughal. Il secondo capitolo si concentrerà sulla cartografia e in particolare sulla rappresentazione del globo come oggetto scientifico e strumento eletto ai fini della costruzione identitaria e del potere della dinastia a partire dal regno di Jahangir. Infine, nel terzo capitolo, si proporrà una disamina della dimensione itinerante della corte mughal e delle città che assunsero il ruolo di capitale e delle quali si esamineranno le specificità di concezione e impianto, volte spesso a soddisfare precisi bisogni dei regnanti. Ci si concentrerà in particolare su Shah Jahan e sulla sua capitale Shahjahanabad. L’analisi dei diversi casi-studio proposti intende far emergere come la dimensione geografica, reale o immaginata, abbia profondamente segnato i processi artistici e come essi testimonino il profondo legame tra territori e spazi e l’identità dinastica.