Abstract:
Il conflitto che ha devastato il Kosovo nel 1998-1999 ha creato un clima di instabilità, insicurezza e impunità per i crimini internazionali e le violazioni di diritti umani commessi durante la guerra e nel periodo immediatamente successivo, sia dalle forze militari e paramilitari iugoslave, sia dall’Esercito di Liberazione Nazionale (UCK). Nonostante gli ufficiali d’alto rango di nazionalità serba (es. Milośevič) siano stati perseguiti dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex Iugoslavia (ICTY), i casi minori sono stati affidati alle corti nazionali kosovare nel periodo del protettorato dell’ONU (UNMIK) e, dopo la dichiarazione di indipendenza del Kosovo nel 2008, della missione EULEX dell’Unione Europea.
Tuttavia, sia le corti internazionali sia interne si sono dimostrate incapaci o non intenzionate a perseguire tutti gli autori di violazioni dei diritti umani e crimini internazionali, lasciando la popolazione kosovara – in particolare i membri delle minoranze etniche – senza una risposta e in un clima di disperazione e ingiustizia.
Il presente elaborato si pone l’obiettivo di valutare, in ottica comparativa, se la nuova Corte Speciale per il Kosovo, composta da giudici internazionali ma parte della magistratura kosovara, possa finalmente rendere giustizia alle vittime di crimini internazionali e gravi violazioni di diritti umani dopo oltre due decenni. La sua “forma ibrida” permetterà alla Corte di superare i limiti delle corti internazionali e nazionali preesistenti?