Abstract:
Dopo l'ondata di eccessi ed euforia che caratterizzò i "ruggenti" anni Venti, il crollo di Wall Street del 1929 aprì un decennio di inquietudine, timore e angoscia per gli Stati Uniti. A risentire maggiormente di quel clima portato dalla Grande depressione furono soprattutto i contadini e i braccianti, che, vistisi sfrattati dalle loro terre, furono costretti a migrare verso ovest, verso la California - la "terra del latte e del miele" - alla spasmodica ricerca di un impiego per poter mangiare e sopravvivere.
Cantore indiscusso delle situazioni vissute e dei disagi provati da quelle torme di diseredati, reietti ed emarginati fu John Steinbeck. Egli, in opere quali "Uomini e topi" e "Furore", fu in grado di restituire, attraverso pagine di crudo realismo e di intenso pathos, l'epopea di quelle persone che, pur chiamate a fare i conti con il lato oscuro del sogno americano e con l'amara disillusione, seppero ribadire strenuamente e fino in fondo un vigoroso attaccamento alla vita e una insopprimibile volontà di andare avanti nonostante le avversità.
L'eco delle opere steinbeckiane fu di una intensità tale da raggiungere anche l'Italia, ove intellettuali e scrittori di primo piano non poterono rimanere indifferenti di fronte a quanto leggevano in quei romanzi e, perciò, non solo si impegnarono a far conoscere questo scrittore straordinario al pubblico nostrano, ma furono essi stessi influenzati dalla lezione di un autore che, ancora oggi, rimane di estrema attualità.