Abstract:
Oggigiorno, la Nuova Via della Seta cinese è senza dubbio un progetto che salta agli onori di cronaca per grandezza e influenza, lanciato dal governo Xi Jinping nel 2013 per permettere alla Cina di elevarsi a grande protagonista internazionale negli equilibri geopolitici e in ambito commerciale. Nello specifico, l’elaborato andrà a concentrarsi sulla rotta “marittima” della Belt&Road Initiative, chiamata “21st century maritime Silk Soad”, che partendo dal paese asiatico attraversa il mar Cinese Meridionale, mar Arabico e mar Rosso, prima di risalire il Canale di Suez e sfociare nel Mediterraneo. Il progetto in questione viene accompagnato da una massiccia campagna di investimenti mirati all’acquisizione di infrastrutture per la connettività territoriale, tra cui terminal e porti dove società cinesi come la COSCO SHIPPING Ports detengono importanti quote di partecipazione al fine di assicurarsi una stabile presenza sulle rotte marittime del commercio.
La struttura dell’elaborato è suddivisa in tre capitoli. Nel primo capitolo verrà fatta menzione dell’intera iniziativa Belt&Road (il perché della sua nascita, gli obiettivi da perseguire, le rotte terrestri che la compongono, etc) per poi focalizzarsi sulla rotta marittima che altresì comprende. Il capitolo prevede anche una sezione dedicata ai recenti cambiamenti all’interno dell’industria marittima che hanno contribuito all’incremento dell’attenzione cinese nei confronti delle rotte marittime dell’iniziativa, e un’altra sezione dedicata agli investimenti portuali cinesi indirizzati verso quei paesi adiacenti o posti lungo la 21st maritime Silk Road. La prima sezione si chiuderà con le criticità riscontrate dall’UE in merito al progetto BRI per quanto riguarda la sua penetrazione in Europa e le strategie diplomatiche che Pechino sta mettendo in campo per il successo della sua iniziativa.
Il secondo capitolo tratterà invece dell’attenzione cinese per l’Italia e i porti italiani. Passerà in rassegna il Memorandum of Understanding e gli altri accordi firmati nel marzo del 2019 e inquadrerà la realtà portuale italiana dal punto di vista giuridico per poter analizzare meglio sia un’ipotetica (e ulteriore, poiché è già stato fatto con Vado Ligure) partecipazione cinese nei terminal portuali italiani, sia la legittimità delle iniziative intraprese dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Orientale per attrarre gli investitori esteri, soprattutto cinesi.
La terza ed ultima sezione riguarderà la vicenda del porto di Trieste, analizzando dal punto di vista storico il suo coinvolgimento all’interno dell’ottica della Belt&Road fino ad arrivare alla recente acquisizione della maggioranza delle quote della nuova Piattaforma logistica da parte della tedesca Hamburg Hafen und Logistik (HHLA). Alla luce di quanto accaduto, gli investimenti cinesi nel porto sono solo rimandati oppure è in scena un’inversione di rotta che ci allontanerà dalla partnership con il Dragone?