Abstract:
L’elaborato si propone di analizzare il fenomeno letterario del Realismo Magico, evidenziando l’esistenza di due principali e complementari declinazioni, rappresentate dalle figure paradigmatiche di Massimo Bontempelli e Dino Buzzati. L’obiettivo è quello di dimostrare che – al di là delle affinità apparenti, comunemente sottolineate – il primo tra i due autori ha inteso il Realismo Magico come una nuova espressione retorica della letteratura italiana, basata su una versione razionale e normalizzata del magismo delle avanguardie, e destinata primariamente all’intrattenimento delle masse, e che il secondo, al contrario, ha lavorato alla costruzione di un Realismo Magico rivolto alla descrizione dell’esperienza spirituale dell’Ignoto, in continuità con la tradizione romantica europea del fantastico, e con la ricerca sulle possibilità psichiche esplorate dal Surrealismo. Il primo capitolo definisce il Realismo Magico italiano, attraverso tre paragrafi che, partendo dalla teoria dei “Cahiers” bontempelliani del 1927 e dallo studio dell’estetica novecentista, approfondiscono le differenze con la teoria del Realismo Magico di Franz Roh, con la Metafisica di «Valori Plastici», con l’estetica dei Manifesti Surrealisti di André Breton e, infine, con l’Italia Magica, genere riconosciuto e descritto da Gianfranco Contini. Nel secondo capitolo si analizzano le opere pre-novecentiste di Bontempelli, “La scacchiera davanti allo specchio” (1922), “Eva ultima” (1923) e “La donna dei miei sogni” (1925), che mostrano l’eredità metafisica e anticipano le formulazioni dei “Cahiers”; si analizza, poi, il primo romanzo fantastico di Buzzati, “Il Segreto di Bosco Vecchio” (1935), considerando, da un lato, gli elementi di continuità con le strutture e i linguaggi magico-realisti di Bontempelli (la scansione scientifica della temporalità e gli eventi che si succedono), e, dall’altro, le deviazioni ispirate al fiabesco romantico. "Il segreto del Bosco Vecchio" viene qui presentato come una riscrittura italiana (e magico-realista) dei 'topoi' letterari di E.T.A. Hoffmann, in un contrappunto teorico con il saggio di Nella Giannetto “Buzzati et la literature fantastique du XIX siecle. Quelques suggestions à partir de Hoffmann et Poe”. Prendendo spunto dalle riflessioni di Oretta Guidi e Amalia Federico, si approfondiscono i luoghi del Realismo Magico (con particolare attenzione al simbolismo del bosco nell’immaginario dei due scrittori). Il terzo capitolo approfondisce il Realismo Magico applicato alla scrittura teatrale: si analizzano le relazioni complesse con il Teatro Visionico del Secondo Futurismo (la teoria drammaturgica di Pino Masnata) e i tentativi di Bontempelli e Buzzati di riportare la velocità e la condensazione narrativa dei linguaggi della cultura di massa in ambito teatrale. Nel capitolo conclusivo, è esposta una lettura di “Minnie la candida” e de “Il mantello”, con riferimento alle categorie di “Aspetti teorici della letteratura fantastica” di Morawski.