Abstract:
La presente trattazione si propone di indagare la vicenda degli Internati Militari Italiani lungo i percorsi della memoria, l’arte e il diritto. Il caso in oggetto è esemplificativo della mancata applicazione delle norme di protezione umanitaria per i prigionieri di guerra, vigenti all’epoca della Seconda Guerra Mondiale. Le attività culturali e le opere d’arte prodotte all’interno dei lager da parte dei militari italiani vengono approfondite attraverso l’esperienza dell’ufficiale pittore Italo Gerlin, uno degli ultimi testimoni ancora in vita e il contributo della professoressa Paola Cintoli, autrice del libro L’arte nei lager nazisti: memoria, resistenza, sopravvivenza, di recente pubblicazione. La produzione artistica costituisce il trait-d’union tra la memoria del particolare tipo resistenza «senz’armi» condotta dagli IMI, tra i diritti che sono stati loro negati prima e dopo il ritorno a casa e la costruzione di un’identità nuova e democratica nel nostro Paese. Ad oggi, il riconoscimento della loro condizione e i risarcimenti per i danni subìti quali vittime dei crimini nazisti rimane una questione aperta. Continuare a fare ricerca sul valore civile della memoria e sull’arte come testimonianza di una «storia delle esperienze» può far riemergere le zone lasciate in ombra nella memoria storica e contribuire affinché, anche nelle guerre odierne, venga tutelato ciò che rimane di veramente umano in un conflitto armato: la persona e il patrimonio culturale.