Abstract:
La tesi è dedicata a un’indagine sul ceto nobiliare del Trevigiano (e in particolare sugli appartenenti al Collegio dei Nobili di Treviso) fra fine ‘500 e inizi ‘600, un periodo cruciale anche nell’evoluzione del rapporto fra istituzioni centrali degli stati e gruppi e ceti del territorio.
Si tratta di un’aristocrazia all’apparenza modesta, ma che presenta caratteri singolari, interessanti anche per la storia delle emozioni. L’analisi si concentra sulle dinamiche di inimicizia (o, meno precisamente, di faida), allora centrali nella vita dei ceti nobiliari (e non solo), nelle quali si evidenziano con chiarezza alcune specifiche caratteristiche dei nobili trevigiani. Si utilizza come caso di studio la vicenda di Leonello da Onigo (1567-1609), che fra 1592 e 1597 accumulò ben tre bandi capitali e perpetui da parte del supremo tribunale veneziano, il Consiglio dei Dieci, più uno del Luogotenente di Udine.
La tesi comprende la trascrizione ed edizione di un processo per omicidio (1592) a carico di Leonello, istruito dal podestà di Treviso con la sua Corte, avendo ricevuto la delegazione dei Dieci all’utilizzo delle proprie specifiche e molto incisive facoltà (Rito). Il processo, conclusosi con uno dei bandi sopracitati, è uno dei pochissimi sopravvissuti fra quelli allora istruiti col Rito, e la vicenda ha un interesse speciale poiché, all’epoca, l’aspetto “giurisdizionale” era ancora determinante nel definire il rapporto fra potere centrale e sudditi.