Abstract:
La materia prima è una celebre categoria filosofica la cui formulazione originaria viene tradizionalmente fatta risalire ad Aristotele. Essa sarebbe, dunque, quel sostrato universale, totalmente indeterminato e indifferenziato, che accoglierebbe tutte le entità materiali e permarrebbe a ogni tipo di mutamento, specialmente alla generazione e alla distruzione.
Il termine (πρώτη ὕλη, “materia prima”), tuttavia, come si vedrà nel corso della trattazione, ricorre solamente dieci volte in tutto il corpus degli scritti di Aristotele giunto a noi. Inoltre, lo Stagirita non ha mai trattato quest’argomento in modo diretto o sistematico, limitandosi ad evocarne il concetto in alcuni luoghi degli scritti di fisica e metafisica.
Il significato che tradizionalmente viene attribuito al concetto di materia prima e comunemente accettato, e che, invece, ha la sua radice nella dottrina platonica del ricettacolo informe di cui il demiurgo del Timeo si serve come materia per dare forma al mondo sensibile – teoria dalla quale Aristotele prende esplicitamente le distanze – è stato, nel corso degli ultimi settant’anni, messo in seria discussione da parecchi studiosi. A queste voci fuori dal coro, come vedremo, però, non sono mancate contro-reazioni, rendendo, così, il panorama interpretativo sulla materia prima in Aristotele estremamente vario.
In questo lavoro si analizzeranno queste diverse “correnti” interpretative, dopo un’attenta introduzione all’argomento, e infine si andrà a verificare direttamente nel testo come poter intendere, nella maniera più vicina a quanto ha scritto Aristotele, il concetto di materia prima.