Abstract:
L’Italia si è trasformata rapidamente da paese di emigrazione quell’era nella seconda metà dell’Ottocento a paese di immigrazione a partire dalla seconda metà del Novecento. L’immigrazione comporta delle modifiche nei sistemi economici dei paesi di “arrivo” e di “destinazione” in quanto mutano le disponibilità di risorse produttive, le dimensioni dei mercati di riferimento, le preferenze stesse dei consumatori e l’attrattività futura dei luoghi.
Nel dibattito pubblico quotidiano emergono spesso alcune questioni quali: “gli stranieri rubano il lavoro agli italiani?” “Gli stranieri contribuiscono o consumano le risorse del nostro welfare?” “Il loro arrivo produce un cambiamento sull’economia del paese di destinazione?”
Gli effetti del fenomeno migratorio all’interno di uno Stato-paese dipendono dal contesto nel quale l’immigrazione stessa si verifica. L’impatto di questi flussi può, infatti, essere influenzato da diversi fattori quali le politiche migratorie presenti all’interno del paese di destinazione che a loro volta discendono dalle condizioni del sistema economico e sociale del paese.
La domanda che bisogna porsi non può dunque ricadere semplicemente in “immigrazione sì o immigrazione no” ma piuttosto, bisogna chiedersi quali siano i fattori che possono rendere l’immigrazione un fenomeno desiderabile per una comunità e quali siano le politiche che possono massimizzarne i benefici e minimizzarne i costi.
In un contesto globale in cui il mercato del lavoro si presenta complesso e segmentato è cruciale, per l’attuazione di politiche efficaci, un’approfondita conoscenza di dati affidabili ed aggiornati che rappresentino le dinamiche del fenomeno migratorio così da sottrarsi a quelle incongruenze tra la realtà e la percezione/rappresentazione che sempre più spesso emergono dai sondaggi svolti in materia.