Abstract:
In Italia, il presupposto per l’applicazione delle imposte sui redditi è la residenza di un soggetto nel territorio dello Stato.
Però, nel momento in cui un contribuente trasferisce la propria residenza all’estero, lo Stato in cui risiedeva perde la potestà impositiva sui redditi da esso maturati fino a quel momento.
Gli Stati hanno sempre cercato di contrastare questo fenomeno di trasferimento della residenza attraverso l’introduzione delle “exit-taxes”.
In termini pratici, l’exit-tax si basa sul concetto secondo il quale lo Stato vorrebbe percepire un compenso per il fatto di aver contribuito a far crescere, nel proprio territorio e tramite la sua popolazione, quella società che ora vuole portare all’estero la sua residenza fiscale.
All’interno dell’Unione Europea questa tassazione in uscita sembrerebbe costituire un ostacolo alla libertà di stabilimento che l’Unione stessa ha il dovere di garantire.
L’elaborato mira alla trattazione dettagliata dell’istituto dell’exit-tax.
Nel primo capitolo verranno analizzati i criteri di individuazione della residenza fiscale delle persone fisiche e delle persone giuridiche.
Il secondo capitolo propone l’analisi della posizione della Corte di Giustizia Europea sul tema attraverso una disamina delle sentenze più importanti che hanno condotto alla normativa attualmente vigente in Italia. Quest’ultima, in particolare, sarà oggetto dell’ultimo capitolo il quale, dopo un breve riferimento storico, e un accenno alla stabile organizzazione, si concerterà sull’analisi delle modifiche intervenute recentemente in tema di tassazione in uscita.