Abstract:
L’obiettivo di questa ricerca è lo studio della metodologia e della didattica applicata dai docenti, anche affermati artisti, di Pittura, Scultura, Decorazione e successivamente Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Venezia negli anni ’60 e’70. In particolare oggetto della mia ricerca saranno i cambiamenti inerenti alle discipline proposte dalla riforma Gentile e alle eventuali trasformazioni verificatesi grazie ad essa, assieme alle ripercussioni che successivamente avverranno nel periodo dell’occupazione del ’68, con conseguenti richieste raccolte nei verbali tenuti in archivio dell’Accademia, dove si possono osservare le petizioni degli studenti e le seguenti soluzioni prese dagli insegnanti. L’ identità educativa dell'Accademia di Belle Arti di Venezia ha origine dal proficuo ed inevitabile dialogo tra le forme del fare e la riflessione filosofica che alimentano il percorso storico ed estetico dei suoi docenti e discenti. A seconda degli indirizzi di studio (pittura, scultura, decorazione e scenografia) gli insegnamenti all'interno dell'Accademia dipendevano soprattutto dalla personalità del docente e dalla metodologia che il maestro decideva di adottare. Un capitolo poco noto della didattica degli artisti che in questo periodo vi hanno insegnato riguardò il fatto che essi furono gli esponenti di una parte ragguardevole dell'ambiente artistico veneziano, a livello nazionale e internazionale in anni nei quali la città lagunare conobbe un'articolata e complessa dialettica, legata a posizioni artistiche diverse. In questo lavoro verrà trattata la metodologia di artisti che contribuirono maggiormente alla didattica accademica, come ad esempio Emilio Vedova, nominato professore emerito. Egli fu uno dei primi artisti e docenti a creare una nuova didattica. Gli studenti lamentavano il fatto che nonostante si fosse negli anni Sessanta i piani di studio, gli insegnamenti e la didattica fossero rimasti fermi alla situazione del 1923 anche se erano passati quasi quarant’anni.
In quel periodo all'Accademia di Belle Arti di Venezia si iniziò a discutere sulle problematiche relative alla proposta didattica in particolare in merito alla carenza di laboratori e aule per le lezioni sulla metodologia del sistema di valutazione degli insegnati oltre che alla mancanza di attenzioni da parte “del Professore” rivolta ai propri studenti. Verrà dato ampio spazio alle proteste studentesche e alle occupazioni che avvennero dal marzo del 1968, così da distinguere due fasi della rivolta: la prima iniziata durante il periodo primaverile, durante il quale la protesta si concentrava maggiormente sulle richieste scolastiche, il rinnovo degli insegnamenti per portare la didattica al passo con le tecniche artistiche d'avanguardia di quel periodo, tenendo conto che i piani di studio non venivano aggiornati dalla riforma Gentile del 1923; la seconda fase fu costituita da un lungo periodo che iniziò alla fine del '68 e proseguì per almeno altri tre anni, dando vita a un movimento studentesco, cosciente di una realtà complessa e contraddittoria in cui vennero attenuati i tratti politici, lasciando più spazio alle analisi sociali. Inoltre nel 1964, presidenti e direttori delle Accademie italiane si riunirono proprio a Venezia per esaminare la riforma dei vari ordinamenti scolastici; in quell’occasione si stabilirono il riordino dei licei artistici, l'ampliamento dell'assegno universitario e un nuovo piano triennale. Furono concordati numerosi piani di studio, inserendo anche nuove discipline. Si chiedeva l'equipollenza del diploma superiore di Belle Arti al diploma di laurea, con pieni effetti giuridici e validità per l'ammissione agli esami per l'insegnamento di educazione artistica e disegno negli istituti secondari e per le carriere direttive e tecniche nelle Soprintendenze.