Abstract:
Il crollo demografico è, da sempre, considerato un problema. Nell’antica Roma, un arsenale di braccia giovani e forti era la base per poter intraprendere avventurose campagne di guerra per conquistare nuovi territori e crescere economicamente.
Se ne era già accorto Augusto nel 17 a.C. quando, con la Lex Iulia de Maritandis Ordinibus (e successivamente con la Lex Papia Poppaea), al fine di risolvere il problema dell’invecchiamento della popolazione introdusse un sistema di incentivi per ringiovanire la sua Roma eterna; come anche Cesare, preoccupato dal calo della popolazione dovuto alle guerre civili, introdusse specifici sussidi affinché aumentassero le nascite.
Oggi le cose sono un po’cambiate, ma la sostanza resta. Una popolazione “vecchia” necessita di elevati costi di mantenimento, un dispendioso Welfare State, e rimane restia alle logiche di cambiamento fondamentali in un mondo sempre più competitivo come quello ai giorni nostri. A tal proposito l’11 febbraio 2020, l’ISTAT ha pubblicato l’ultima infografica sugli indicatori demografici per l’anno 2019 del nostro paese dal punto di vista anagrafico. La transizione demografica prevista dall’Istituto dice che tra vent’anni gli italiani con 90 anni o più saranno quasi 1,3 milioni (nel 2019 erano poco più di 740mila), mentre il tasso di dipendenza degli anziani - il rapporto tra over 65 e cittadini in età da lavoro (15-64 anni) - passerà dal 36% di quest’anno al 43,9% del 2030 . Marco Leonardi, uno dei consiglieri del Ministero dell’economia e delle finanze dell’attuale governo italiano, ha comparato le stime ISTAT ed Eurostat sul rapporto tra il numero di pensioni e quello degli occupati, un parametro fondamentale della sostenibilità previdenziale. Si passa da 80 pensioni ogni 100 occupati di oggi a 93 nel 2045 (100 secondo Eurostat). «È il segno inequivocabile - dichiara - che la tensione sui conti delle pensioni è destinata a rimanere a lungo». Ecco che i policy maker dovranno sempre più cimentarsi in uno scenario di calo demografico e di una spesa sempre più vincolata all’invecchiamento della popolazione. È infatti innegabile constatare che l’invecchiamento della popolazione abbia un enorme impatto sulla società e, in particolare, sui conti pubblici di uno Stato. Attraverso lo studio dei diversi pilastri del sistema previdenziale, questa tesi nasce dalla volontà di approfondire le dinamiche e le principali differenze dei sistemi di gestione del sistema pensionistico pubblico con quelli tipici dei fondi pensione. Si cercherà infine di spiegare ed esaminare le diverse proposte nel dibattito odierno circa la possibilità di incrociare i due sistemi di previdenza per far fronte alle categorie di lavoratori con maggiori difficoltà economiche.
