Abstract:
Il tema dello studio si focalizza sull'esame del settecentesco palazzo Taccò e sul suo apparato decorativo interno. L'edificio, situato nel centro storico della città di Cormòns, cospicua realtà socio economica della contea di Gorizia, costituisce uno degli episodi architettonico artistici più affascinanti dell'intero territorio comitale ed è strettamente legato alle vicende materiali della famiglia baronale dei Taccò. La puntuale analisi della documentazione relativa alla stirpe, reperita nel corso di una lunga ricerca archivistica tra Cormons e Gorizia, ha consentito di proporre un ipotesi di ricostruzione da un lato della linea genealogica maschile dal XVI al XIX secolo, legandola dall'altro agli eventi principali che ne hanno segnato la storia, alcuni dei quali di estremo interesse in ordine all'interazione e ai rapporti sociali tra la nobiltà e di quest’ultima con i ceti subalterni, paradigma della complessa situazione sociale della Contea di Gorizia nel Settecento. La storia della famiglia, inoltre, rappresenta un insostituibile preludio alle vicende edificative e alla committenza artistica che ruotano intorno al palazzo cormonese. La ricognizione delle tappe edificative che hanno contraddistinto la veste architettonica del palazzo, fondate sull’ esame di numerosi importanti riferimenti documentari, ha permesso di ipotizzare una datazione precisa per l'assetto del palazzo, che si lega strettamente alla storia del nucleo familiare che occuperà l’immobile sino a tutto il Settecento ma ha anche consentito di discutere e puntualizzare l’ unica attribuzione avanzata per quanto riguarda l’erezione o meglio il rinnovamento del complesso edilizio. La prestigiosa decorazione interna che culmina nell'ornamentazione del salone, rappresentata da un vasto ciclo stucchivo a tema mitologico e da due grandi teleri a soggetto storico, che costituiscono un corpus decorativo omogeneo e unitario risalente alla quarta decade del Settecento, è stata indagata a partire dall’ esame complessivo del particolare ambiente artistico e architettonico della Contea di Gorizia, territorio di cerniera tra Venezia e Vienna, nel corso del Settecento per poi focalizzarsi da un lato sulla bottega goriziana del pittore bavarese Johann Michael Lichtenreit, autore dei teleri, dall’altro sul ciclo mitologico a stucco del quale sono state ripercorse le vicende critiche a partire dalla contestualizzazione dell’attribuzione all’ intervento progettuale e ideativo di Nicolò Pacassi, architetto della corte viennese, e a quello esecutivo riferito allo scultore Giovanni Battista Mazzoleni, per tentare successivamente nuovi approcci critici intorno alla paternità del ciclo decorativo con approfondimenti sia sull’ attività goriziana di Nicolò Pacassi e di Giovanni Battista Mazzoleni sia sull’ importante ruolo rivestito dalla famiglia comitale degli Attems-Petzenstein nella Gorizia del Settecento. Da ultimo la ricerca ha sviluppato, in ordine alla committenza artistica dei baroni Taccò, la notizia dell’appartenenza alle collezioni familiari di un modelletto del pittore veronese Giambettino Cignaroli, ora conservato presso la Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, ripercorrendone e discutendone, sulla base di nuovi dati emersi, le vicende critiche che hanno portato a credere come tale modelletto fosse pervenuto in possesso della famiglia verso la seconda metà del XVIII secolo. Per corroborare la questione e in generale il milieu in cui si inseriscono le vicende del modelletto cignaroliano menzionato, sono state esaminate le figure del celebre pittore veronese e del suo committente goriziano principale, il conte Sigismondo d’Attems-Petzenstein, protagonista sulla scena culturale e politica goriziana dell’epoca, il quale commissionò proprio al Cignaroli la celebre Pala Attems, di cui si sono rievocate le interessantissime tappe che ne hanno segnato l'esecuzione e la successiva consegna.