Abstract:
La tossicodipendenza è ancora considerata una low politics pur essendo un fenomeno ormai consolidato e drammmaticamente diffuso, specie tra le nuove generazioni. In Italia si stima che il primo contatto con le sostanze avvenga intorno ai 12 anni, generalmente con i cannabinoidi. Il rapporto del consumatore con la sostanza, in molti casi si evolve, diventando determinante con conseguenze devastanti per il corpo, ma soprattutto per la psiche: la c.d Doppia Diagnosi. Anche l’età media di accesso ai servizi territoriali per le dipendenze (Ser.D.) è in drastico calo. I Ser.D hanno attivato dei percorsi preferenziali dedicati ai soggetti minorenni che si rivolgono più o meno volontariamente a queste strutture, ma di contro, la forte carenza di risorse e di personale compromette l’efficacia degli interventi sia a livello sanitario che a livello istituzionale. Il sistema dei servizi per le dipendenze così strutturato risulta essere poco efficiente, poco efficace, burocratizzato e in grave sofferenza. Un’ altra sfida è quella delle c.d. NPS – New Psycoactive Substance) sostanze non intercettabili dalle Forze dell’Ordine, perché non tabellate. Nemmeno l’aspetto legislativo italiano sembra essere aggiornato: si parla infatti di “Archeolegislazione”.
Solo negli anni Novanta si assiste ad una svolta decisiva: l’emanazione del Testo Unico sugli stupefacenti DPR 309/90. All’Art.75, veniva introdotto l’illecito amministrativo per detenzione di sostanze a uso personale che rappresenta un punto di rottura nell’atteggiamento del legislatore, finora rigido e orientato alla sanzione. Si riconosce inoltre la necessità di coinvolgere professionisti del sociale dotati di specifiche competenze per far luce sui bisogni dell’utenza, e allo stesso tempo, considerando la tutela dell’incolumità pubblica.
Ma come si fa ad intercettare ed agganciare l’utenza? In quale momento è utile farlo, in esordio o in situazione di sviluppata cronicità? Perchè intercettarla? Le risposte istituzionali a questi quesiti sono stati molteplici nell’arco degli ultimi 30 anni in Italia, ma si tratta di risposte partorite con strumenti poco calibrati, che lasciano ancora oggi ampi margini di discrezionalità di applicazione.
L’obiettivo della tesi è indagare quindi il fenomeno tossicodipendenza – non come patologia - con particolare attenzione alla pratica professionale dell’assistente sociale svolta presso il Nucleo Operativo Tossicodipendenze (NOT). L’ ufficio incardinato presso il Ministero dell’Interno, presente nelle Prefetture-UTG di tutta Italia, è composto da Funzionari Assistenti Sociali, personale amministrativo e Dirigenti. La pratica professionale si estrinseca, in particolar modo, nei colloqui, che hanno l’obiettivo di rilevare il bisogno dell’utenza cercando di intercettare preventivamente il consumo occasionale, per evitare che si evolva in cronicità. Il duplice dialogo tra aspetto riabilitativo e aspetto sanzionatorio tipico di questo servizio, fanno del NOT un tassello importante sia per la riabilitazione del soggetto ma anche per la salvaguardia dell’incolumità pubblica.
Il metodo adottato è quello della indagine compilativa, attraverso la lettura di testi di illustri studiosi del settore quali assistenti sociali, sociologi, psichiatri, e giuristi che hanno affrontato la materia puntuale e rigorosa. L’elaborato trae spunto dalla mia esperienza di tirocinio condotta presso la Prefettura- UTG di Padova dal Ottobre 2019 al Febbraio 2020. La tesi ha l’obiettivo di essere non solo illustrativa di un ufficio poco conosciuto, sebbene osservatorio privilegiato dalla funzione indispensabile, ma anche spunto di riflessione per una auspicabile futura revisione della normativa e riassetto del sistema di welfare in tal senso.