Abstract:
L’elaborato finale analizza la presenza cinese in Africa, in particolare nell’area Sub-Sahariana, dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 fino ad oggi. Per prima cosa lo studio si concentra sulla successione cronologica dei presidenti cinesi e sulle riforme economiche che hanno dato inizio allo sviluppo del Paese, cominciando dal sistema autarchico di Mao Zedong di influenza sovietica, procedendo con le Riforme di Apertura e la creazione di Zone Economiche Speciali promosse da Deng Xiaoping, continuando con la politica di internazionalizzazione di Jiang Zemin e infine con La Nuova Via della Seta di Xi Jinping. Dopo questa analisi, viene esaminata l’iniziativa economica e politica cinese in Africa, caratterizzata da una prima fase di “Solidarietà del Terzo Mondo” successiva alla Seconda Guerra Mondiale e modificata in seguito in una strategia di internazionalizzazione strutturata e basata sugli investimenti diretti all’estero. Al fine di determinare i fattori chiave della decisione cinese di entrare nel mercato africano, è stata applicata l’analisi SWOT e la strategia di accesso al mercato è stata suddivisa in quattro principali obiettivi: l’approvvigionamento di risorse naturali, l’interventismo politico, il commercio bilaterale e lo scambio di capitale umano. L’industria delle telecomunicazioni è il settore leader delle esportazioni cinesi in Africa, in particolare la telefonia mobile, che ha investito molto in infrastrutture e reti di comunicazione nel continente. L’azienda di telefonia Huawei è stata scelta come caso di studio emblematico di questo fenomeno, date le sue operazioni sul mercato africano negli ultimi vent’anni; la strategia di Huawei in Africa è concentrata prevalentemente sulla creazione di centri di formazione del personale, ricerca e sviluppo, promozione del brand e targeting del potenziale consumatore africano.
I risultati di questo studio mostrano che l’iniziativa cinese in Africa può essere considerata come una nuova forma di colonialismo economico, guidato dal principio del “soft power” cinese, che può indurre lo sviluppo economico dell’Africa ma dare anche una spinta egemonica alla Cina.